Fiori di parole

di

Ambrogina Sirtori


Ambrogina Sirtori - Fiori di parole
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 4,13
ISBN 88-8356-217-8

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Questo libro è stato stampato con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autrice è risultata 7a classificata nel concorso “Il Club degli autori 1999-2000”


Quando la poesia è ascolto dell’umiltà

Ambrogina Sirtori in questa silloge consegna il suo inconfondibile messaggio: il dono poetico è soprattutto ascoltare, chiamare per nome cose e persone, emozioni e sentimenti, accogliendo in modo speciale i più piccoli, gli ultimi, i meno ricordati.
A volte sembra che manchino i vocaboli “grandi”, le tematiche sconvolgenti, ma basta leggere dentro le parole per ritrovare i momenti di sofferenza, di malinconia, di gioia risolti nella fiducia che distinguono la donna e il suo cammino esistenziale. Il desiderio dell’Assoluto ci appartiene per essenza, sotto forma di amore e di bellezza, l’autrice lo sente con il cuore della fanciullezza, dove vive la propria fede, i timori, le speranze, la preghiera. Non a caso si laureò con una tesi singolare su Angiolo Silvio Novaro, il poeta dal cuore pascoliano che scrisse e operò per “l’età degli aquiloni” e per i bambini che forse non hanno potuto nemmeno sognarli.
Laureata in pedagogia, Ambrogina, scelse di insegnare alla scuola materna, imparando dai piccoli “le cose nascoste ai grandi e ai sapienti della terra”, perché la poesia autentica è un ventaglio di sensi aperti alla trasparenza e alla via dell’incontro.
I temi fondamentali della silloge sembrano comuni, quasi scontati, ma nascono dalla vita e ne muovono i versi.
Il ricordo, gli affetti, i fiori, i luoghi, il mare portano ad una realtà purificata dentro l’immagine. Il “padre scriveva, muovendo le zolle/il dono della vita”. La madre rivive la nascita della figlia in cui il seno morbido e la notte stellata di Natale sono risposta all’esistenza.
La leggerezza e l’incanto prorompono in Una farfalla di trina, gioco di simboli e di pensiero: “Regalami una farfalla di trina/La poserò sui capelli”.
La nonna propone il dialogo con l’atto ultimo, “la chiave del nuovo destino”.
I luoghi della sua Brianza scoprono le radici forti della poetessa, gli ideali profondi. Il mare è un amico, frequentato da lunghi soggiorni. Le parla di cose nuove, le risponde attraverso i colori, le ricorda il maestro spirituale, Angiolo Silvio Novaro, ma le magie che celano la meditazione sono tutte e soltanto dell’autrice.
Ambrogina Sirtori non si rifugia nell’oceano dell’infanzia, vi si tuffa con facilità e con felicità, in una specie di rigenerazione creativa: Dal magico cerchietto/fuggivano le bolle di sapone/leggere, lucenti, colorate./Ridevano le bimbe divertite.
La poetessa si è resa conto che tra la maturità, l’infanzia e la giovinezza c‘è sempre una partita aperta, come tra fiaba e mistero che si rinnovano continuamente nella vita: Dovunque vive la vita/in mille forme diverse./Dovunque il suo mistero.

Tina Beretta Trezzi


Fiori di parole


Ringrazio la Professoressa Tina Beretta Trezzi, mia nipote Daniela Sirtori, la cara amica Luisa Parravicini e Maria Organtini per la collaborazione.


Fiori di parole
sbocciati dal mio cuore
portate a chi vi legge
messaggi di gioia.


A MIO PADRE

Nel campo, all’aurora
t’attendeva la vanga
preziosa compagna di lavoro
amica fedele, discreta
chiudeva nel cuore metallico
le tue confidenze segrete
scriveva, muovendo le zolle
il diario della tua vita.

(Pubblicata sull’antologia del Premio “Città di Monza 1999”)


DONO D’AMORE

Disse mia madre:
“Le ultime ore
della stellata notte di Natale
mi videro ansante
e sfatta dal travaglio.
Nell’alba lattiginosa
il tuo primo vagito
come gioioso concerto di campane
risuonò nel mio cuore.
La tua gota rosa
appoggiata alla morbida
collina del mio seno
mi diede una vertigine
di felicità.
Il mio deserto fioriva di te
mio primo fiore
luce della mia festa di Natale
dono d’amore”.

(L’autrice è nata il mattino di Natale ed è la primogenita)


DIALOGO

Nonna, cos‘è la vita?
L’albero che cresce e verdeggia
su un aspro sentiero.
Cos‘è l’amore?
L’aurora che tinge di rosa
ogni pensiero.
Cos‘è il dolore?
La nuvola grigia che oscura
il cammino.
E la morte?
La chiave che apre la porta
di un nuovo destino.


A MIO FRATELLO SILVIO

Slarghi d’azzurro
nel cielo del tramonto
e nubi rossofuoco.
Ricordi quel gioco
dei nostri anni fanciulli?
Un foglio di quaderno, colorato
metà d’azzurro
metà di rossofuoco
piegato, ripiegato.
Si giocava con la punta
delle dita:
azzurro … rossofuoco …
paradiso … inferno…
La mamma ci ammoniva:
“non scherzate!
Inferno … paradiso …
Si cambierà la vita”.

Quanto tempo è passato!
E tu che già riposi
nel grembo della notte
dimmi: “Di là cos‘è cambiato
se inferno e paradiso
è già per noi la vita?”


A VALENTINA

Tenera gemma, spuntata
sul giovane ramo
dell’albero famigliare
irrorata d’acqua lustrale,
dolce ambrosia che nutri
l’affetto dei tuoi cari.

Due angeli si alternano
instancabili alla tua culla,
ti avvolgono ogni giorno
in fasce d’amore
ti rendono lieve
la fatica di crescere.

Ripeterai gioiosa i loro nomi
balbettando le prime parole:
Mamma … Papà ...
Inestimabili tesori
pietre miliari
sulle strade di ogni figlio.

(Diploma di merito al concorso “L’autodidatta 2001” – Milano)


RICORDI D’INFANZIA

Guardavamo il mare
dal sommo d’uno scoglio
le onde
come giovani cavalle
dalle morbide criniere
schiumanti
e i candidi gabbiani
gioiosi abitatori
di quella infinità.

Un desiderio urgeva
dentro il cuore:
sentirsi abbracciati
all’improvviso
dal morbido seno dell’onda
correre tra la schiuma
incorporarsi
a quella liquida, lucente
immensità.

(Settima classificata al concorso “Il Club degli Autori”)


I GIORNI D’INFANZIA

Vorrei tornare nel vecchio
cortile
dove i giorni d’infanzia
vestiti di verde smeraldo
mi portavano in dono
ghirlande di serenità.
Li vedevo volare
lievi come farfalle
dalle ali ricamate di sogni…
Io diventavo donna.
Sotto il morbido velluto
del rossetto profumato
scoprivo il sapore amaro
della vita.


UNA FARFALLA DI TRINA

(dedicata alle persone che lavorano il pizzo al tombolo)

Tu che lavori al tombolo
regalami una piccola farfalla
capolavoro di trina
fiorito dalle tue mani d’artista.
La userò come spilla
per una ciocca ribelle,
mi parlerà del mio tempo fanciullo
quando adornavo i capelli
di candide farfalle.

L’appoggerò la sera
sopra il mio comodino.
Nel dormiveglia notturno
mi sembrerà di udire
l’allegro scalpiccio dei fuselli,
vedrò le tue mani agili
danzare col filo e gli spilli
nel gioco creativo.

Regalami una farfalla di trina!
La poserò sui capelli.
Tornerà per incanto nel mio cuore
la serena letizia
dei miei giorni di bambina.

(Diploma di merito al concorso “L’Autodidatta 2000 – Milano”)


LA CARRIOLA

Ricordi, mamma
le mattine d’estate?
La carriola carica di panni
andavamo al Lambro a lavare.
Ricordi i pomeriggi invernali?
La carriola carica di legna
per accendere il nostro focolare.
Cantava allegra la carriola
seguendo il mio passo baldanzoso
ritmato dai miei sogni di fanciulla!
Cigolava paurosa
seguendo il tuo passo stanco
annuncio della tua sera.


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