LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Alberto Barletta
Alberto Barletta (pseudonimo Simone Nava) autodidatta, è nato il 28 febbraio 1980 a S. Maria Capua Vetere e risiede attualmente a Caserta.
Attende di svolgere il servizio civile sostitutivo.
Ha partecipato alla prima edizione del concorso nazionale 'Omaggio a Giacomo Leopardi', conseguendo la segnalazione per una silloge di venti poesie.
Un suo testo apparirà sulla rivista 'Arcobaleno' tuttora in preparazione e nell'antologia dei finalisti.
 
Per leggere la prefazione del libro "Lembi di olocausto"
Per leggere alcune poesie tratte dal libro "Lembi di olocausto"
 
Lontano nel buio di case
spente al languore
del giorno,
eri disteso
alla pace
dell'ora.
 
Forse dormivi sommesso
al chiarore di un lume
acceso nell'ombra.
 
L'occhio era fermo;
inchiodato nel vuoto
di un rantolo
che non ti apparteneva.
 
 
 
Al mattino spuntavano avvolte
da lenzuola virili: cosce
rimando in peluria, tese
nei muscoli leggeri
dell'infanzia, si ritraevano
in natiche lisce ed acerbe,
annuvolato nel pigiama
gravido dell'erezione
caduca: aprivi gli occhi
 
grevi d'un torpore circense.
 
Scoprivi il corpo all'umido
respiro del mese, frastornato,
malinconico in cucina sedevi
assaporando un caffè empio
di solitudine, il retrogusto
del sogno vacillava,
poi discendeva smaltendo
la realtà, e ripensavi
ai casi clinici del cervello,
al nuovo giorno d'insonnia,
al cuore non amato.
 
 
 
Elastico tramontavi nell'inerzia
della mia stanza, strusciando
su di un letto pagano, pronto
al sacrificio supremo
 
delle carni, che assaporavo
ricoprendole di sudore,
caldo nel nerbo come un seme
sterile, mi agitavo
 
terrorizzato dal desiderio,
disponibile a esplodere
nel richiamo crudo di quella
pelle: l'odore bieco e asciutto
ogni volta bramava del trauma,
felice di me che piangevo
la sete innata del male.
 
 
 
Vieni al capezzale del giorno
del mese, dell'anno, tradito
amante degli ingenui pianti,
vieni dove attendo alacre
l'assassinio;
 
e al silente e paziente altare
sacrificale, che vide insonne
l'innocenza andare,
vieni...
e resta solo un tuo bacio di ferro
a regnare nel cuore come l'acre
scia del ricordo ormai lontano.
 
Poi ti consumi al fruscio
cacofonico di pagine
ironicamente bianche
come l'atonia di parole ferree
che cerco di abbracciare
con la lingua chiusa a sublimi
toni. Ci accomuna la fatalità
e la rassegnazione voluta
nelle membra a scrutare
e distruggere struggere
trafiggere l'io ch'io
non riconosco mio.
 
Ma la genesi di mia
e tua distruzione
al peccato sommessa,
al cupo rintocco
del cuore defraudato,
 
fa sorgere l'alba delle colpe
nel martoriato petto di lusinghe,
e desideri mai desiderati.
 
 
 
Entro turgide fiale
dall'odore di sogno
ucciso, s'agitava
l'assenza di avvenire.
 
Guardavo l'insonnia
installarsi nel corpo
col ritmo ascendente
 
della nausea che
in testa risuonava
come una vertigine.
 
 
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agg. 23 maggio 2000