E fu così… che vidi il nascere del giorno

di

Adelia Rossi


Adelia Rossi - E fu così… che vidi il nascere del giorno
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 60 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6587-8507

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In copertina e all’interno fotografie dell’autrice


Prefazione

Il respiro della vita si espande nelle poesie di Adelia Rossi che, attraverso un intenso processo lirico, coglie le molteplici emozioni dell’esistenza stessa.
La magica bellezza della vita prende forma nelle meravigliose immagini che si presentano allo sguardo della poetessa: la sua naturale armonia, il costante inebriarsi nei suoi incanti ed immergersi nelle sue suggestioni.
Adelia Rossi custodisce nel cuore il percorso esistenziale e nei “nudi passi” percepisce lo scorrere del tempo, come a conservarne il profumo, a coglierne il valore, fino a stupirsi del semplice sbocciare d’un fiore, sempre intenta a gustarne appieno le magiche atmosfere.
Lei è una donna che si inoltra nella “danza della vita”, che desidera estasiarsi dell’incanto dell’esistenza, quasi a voler disvelare la vera essenza del vivere, per togliere il “drappo” che la copre ed offusca.
Con la sua poesia, limpida e luminosa, Lei offre un dolce canto dell’armonia della vita, ripercorrendo il suo cammino lungo i “sentieri deserti”, volgendo lo sguardo ai “tragitti preclusi alla via del cuore”, fino ad abbandonarsi ai pensieri, per inseguire ed impossessarsi del tempo che fugge, per godere ogni attimo dell’esistenza ed il “dolce far niente”.
La sua intenzione è amare “appassionatamente” la vita, lasciarsi cullare per dissolvere il travaglio, dissetarsi alla fonte trasparente della Poesia, cristallizzare le “gocce d’amore” che penetrano nel suo animo ed irradiare la luce meravigliosa che lei ha dentro il cuore.
Il recupero memoriale si eleva come in ascolto d’un “cantico divino” che sazi d’amore, con la volontà di rimanere con la sola “anima nuda”, al cospetto della giostra delle emozioni ed, infine, v’è la consapevolezza di avvertire, dentro di sé, un senso di “solitudine che va oltre il silenzio delle parole”, ed il velo di nostalgia, percepito sulla pelle, simboleggia le “cose perdute”, le delusioni sulle quali s’infrangono i ricordi, le sofferenze d’amore ed i sogni svaniti.
La solitudine “nutre” la sua anima, “dipinge i suoi pensieri”, fino a confessare il desiderio di trasformare in poesia “anche quel che non osavo / solo appena ieri”; allo stesso tempo, coglie l’essenza della sua “anima vagante” in cerca di quiete terrena, inseguendo una verità che offra solidità, per restare aggrappata “alle cose in cui crede”.
Ecco allora che riecheggiano prepotentemente il dolce ricordo d’amore, la gioia del cuore, l’immenso amore per la madre e per sua figlia, che vengono sublimati con magiche visioni negli incanti lirici delle poesie.
Emerge il desiderio di comunicare con la sua poesia per offrire ai lettori il prezioso universo emozionale, per renderli partecipi del suo profondo “sentire”: prima la vita, che si “nutre d’amore” e, poi, la poesia.
Nel fluire del tempo si alternano le sensazioni e le percezioni più celate, tra i “ricordi sbiaditi” ed i pensieri intrisi di “malinconica saggezza” che sovente ricopre il suo giacimento emozionale: l’intenso flusso lirico rende evidente la tensione ad una dimensione superiore, spirituale.
Adelia Rossi vuole conservare, nel simbolico scrigno lirico, la sua anima pura e sincera, sempre attingendo dalla profonda sensibilità che ha in dono come poetessa, così come dalla “saggia compostezza” di una donna che è capace d’illuminare ogni attimo della sua vita.

Massimo Barile


Introduzione dell’Autrice

Questa mia prima raccolta, vuol essere un omaggio alla donna.
A quel meraviglioso universo femminile, dove ognun che nelle sue acque si trova a navigare, sazia la sua sete di sapere.
Dove il silenzio fa parlare il sogno e la parola vi trova conforto.
Un mondo racchiuso in un pugno, subito pronto a diventare carezza.
Forza e fragilità che in queste mie liriche, diventano un connubio di ricchezza interiore.
Il mio grazie va a loro!
A mia figlia, che come un fiore nel deserto ha saputo ergersi alla vita.
A coloro che la mia vita l’hanno riempita, con il dono della nascita.
A quelle che considero un po’ figlie e che ogni giorno colmano la mia esistenza.
Alle tante che ancor oggi, attraversano la mia vita e tenendomi per mano mi conducono in questa giostra di emozioni.
In particolare a coloro che l’hanno fatto, prima di quel lungo viaggio senza ritorno.
A Eliana, che con la sua costante presenza ha reso possibile questo mio percorso, esortandomi e incoraggiandomi.
Ed ecco l’anello importante, lei: la mia “principessa.” Con Giorgio, la mia continua fonte d’ispirazione. Il mio voto perpetuo all’amore.
Unite da un forte sentimento, che pur nelle parole non dette c’è un filo indivisibile che ci lega strette strette.
Nayeli, che tu possa un giorno ritrovare in questo mio scritto, che a te in particolare dedico: la forza, le emozioni, la passione e i sentimenti che l’hanno attraversato.
Con amore Nonna.


E fu così… che vidi il nascere del giorno



Il volto dell’amore

Come stelle nel firmamento 
a far luce nella mia fievole vita.
Colgo l’attimo, afferro il momento
di questa esultante storia infinita…
Nonna…


Orme di vita

E fu così…
che vidi l’apparir del giorno 
in quel dì che osai pretendere di appartenervi. 
Un miraggio mi parve quel giungere alla vita,
ancor prima che l’alba gioisse, già germogliava
la mia storia infinita.
Non nacqui errante in desertica terra,
sotto i nudi passi era già imbastito 
lo scorrere del tempo.
E di quell’acre fermento che ancor oggi respiro;

tutto conservo…


Donna Primavera…

Il mio sguardo volge
il suo cercar altrove,
al di là dell’abbandono
ovunque spunta un fiore.
Non è vano
il mio inseguir la vita
e coglierla
in un campo fiorito,
tra l’erba incolta 
e la tenue fragranza
di una piccola margherita.
Avverto di essa
la parte migliore, 
il nascere del giorno
con lo spuntar del sole.
E in quella magica atmosfera
di tiepida mitezza
esce superbo un grido:

“Grazie Primavera!”
Portatrice di bellezza.


E Dio creò la donna

Poi disse:
non disperare uomo se lei camminerà
un passo a te avanti.
L’ha fatto al posto tuo quando ancora 
i tuoi piedi non lasciavano impronte.
Non tentar nemmeno di cambiarla,
si spegnerebbe il faro che illumina
il tuo cammino e la vita perderebbe
il suo speziato sapore.
Non più un fiore avresti da cogliere
nel giardino chiamato conoscenza.
Pur se ti par, ricorda:
tu non potrai di lei far senza.
Prendi la sua mano e conducila
nella danza della vita.
Le note sempre non saranno composte e
melodiose…
a volte turbolente, altre speranzose, 
ma sempre con un tocco d’armonia.
Forse ti resterà accanto, chissà…
magari fuggirà come una farfalla impazzita.

Vivere con lei ti assicura l’incanto
solo se saprai cogliere quel profumo chiamato

“VITA!”


Essenze…

Inspiro il profumo di ciclamini in fiore
mentre dietro un drappo velato
scruto la luce del nascere del sole.
Rimembra in me
una primavera antica,
laddove un benevolo autunno;
s’insinua con note di vita…


Fotografia…

(a mia figlia Kathiuscia)

Immagini di attimi particolari
di momenti mai uguali.
Pensieri fermati in sguardi sfuggenti 
e sorrisi accattivanti.
Il tutto circondato da un alone di magia
ed è lì, racchiuso nella mia mente 
come uno scatto di fotografia.
Custodita in una cornice or d’oro or d’argento…
di quell’attimo;
resta solo il trascorrere del tempo…


Follia d’amore

Imbratto la mia anima con i tuoi peccati,
affondo nel tuo mare
l’ira del mio amore.
Dannato è il mio cuore 
che pensa di salvarti ancora
non vedi?
Forse tu non sai,
ma è arrivata l’ora.
Togli l’immondo drappo ai miei pensieri
lascia che io vada via.
Ormai, in me non trovi nulla, 
hai lacerato anche l’ultima follia.


Ieri ho incontrato tua madre

Lento era il suo incidere,
silenzioso il suo discorrere.
Lo sguardo posato senza mai
la testa alzare
da quella terra che passo dopo passo,
incrollabile continuava a calpestare. 
Le spalle ricurve reggevano
un peso tacito e crudele,
e l’ansimante respiro
dichiarava di quel carico le pene.

Ieri ho incontrato tua madre.


Il burattinaio

Ho atteso invano per giorni e notti
per poi ritrovar di te
soltanto le promesse.
Percorsi intrecciati da fili comandati
come fossi nelle tue mani
un’allegra giostra di marionette. 
Sei l’aria che mi manca
quando con un dito tocco il cielo.
Il sole che il gelo scioglie
e la notte che mi avvolge. 
L’ardire che mi placa 
quando la rabbia si compie… 
Sì, sei proprio tu: il mio burattinaio…


La porta

Dietro una porta serrata
arretra il mio istinto.
Immoto quel gesto rimane,
fin quando 
rincomincio a sperare…

[continua]


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