Le antologie dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del Premio Letterario
Città di Monza 2003




Come avere l'antologia
 

Antologia del Premio Città di Monza 2003 - formato 14x20,5 - pagg. 248 - Euro 15,50 - ISBN 88-8356-721-8

Risultati del Premio Città di Monza 2003
Sommario
Prefazione dell'Assessore Annalisa Bemporad - Postfazione di Maria Organtini - Ringraziamenti - Roberto Colombo - Franco Fiorini - Adriana Scarpa - Antonio Capriotti - Davide Corvi - Umberto Vicaretti - Carolina Marini - Marco Righetti - Giovanni Bottaro - Alessandra Romano - Francesco Di Ruggiero - Aura Piccioni - Elena Lipari - Cassandra Venturini - Diego Stefanelli - Marina Mastrangelo - Angelo Scotto - Ilaria Pannetta - Francesco Stefano Bottaro - Benedetta Longagnani - Sergio De Gasperis - Elena Addis - Anna Maria Alessandrini - Anna Alleva - Lucia Amico - Aromar - Simone Ascione - Antonia Astarita - Elena Auddino - Alessandro Bacigalupo - Beba Badaracco - Alice Balconi - Eleonora Baldo - Shang-ti - Grazia Barbera - Alberto Barina - Michele Bertoldo - Marco Nicolò Besana - Paola Bessi - Rina Eugenia Bonanomi - Lisetta Borali - Sabrina Bordone - Bertilla Bortolon - Maria Clara Bottoni - Roberto Bugari - Giusi Bugia - Moreno Buttini - Cesare Cantù - Jenny Carbone - Marco Caroni - Celestino Casalini - Giovanni Caso - Caterina Cassina - Luana Castell - Rossella Catanese - Ornella Cattaneo - Davide Cellini - Federico Cherchi - Nadia Chiaverini - Elisa Ciabattini - Graziano Ciacchini - Mirko Cianci - Lavinia Cioli - Giorgia Serena Cipelli - Valentina Cipriani - Massimo Ciucci - Biagio Daniele Civale - Riccardo Colombo - Walter Consonni - Tomaso Corengia - Patrizia Cozzolino - Massimiliano Croce - Antonio D'Amario - Maurizio d'Armi - Giovanna de Capitani - Grazia De Vita - Gabriella Dell'Orto - Leonardo Delmonte - Nadia Delsedime - Luigia Dentale - Maria Grazia Di Grazia - Daniela Di Grillo - Daniela Di Nunzio - Pasqualino Di Serio - Stefania Dolcino Bolis - Alice Dorattiotto - Luigi Diego Eléna - Antonella Fantin - Pietro Federico - Vanes Ferlini - Claudio Fichera - Filippo Finardi - Massimiliano Floriani - Antonella Fracassi - Giuseppe Fumagalli - Diana Maria Elena Fusco - Anna Galise - Emma Garzaroli - Ines Gastaldi Carretto - Maria Rosa Gelli - Esilia Capossan - Giuseppe Giabbattino - Nicola Giangiordano - Ketty Giannelli - Giulia Maria Giardini - Amedeo Giordani - Mariateresa Giustiniano - Lucia Goldoni - Marco Gottardi - Anna Granato - Nicola Grato - Piera Grimoldi - Stefano Grotti - Mariarosaria Guarini - Drazan Gunjaca - Renato Iacomino - Maria Antonia Jannantuoni - Lucia Imperatore - Salvatore Italia - Caterina Lattanzio - Alberto Lazzarini - Loredana Lecce - Giovanbattista Leone - Anna Maria Li Mandri - Anna Liverani - Giovanni Lo Giudice - Ettore Locatelli - Chiara Loseri Chiereghin - Mariano Luccero - Paola Luparelli - Mirko Macchia - Gabriella Maddalena - Alessandro Magno - Antonio Maldera - Ernesto Salvatore Mancino - Andrea Mancuso - Maria Rosa Mandotti - Gabriella Manzini - Chiara Marangio - Davide Marangio - Cinzia Marchese - Lucia Marongiu - Barbara Martiri - Valentina Marzano - Attilio Marzoli - Concetta Massaro - Mara Mastropietro - Maria Gabriella Meloni - Virna Menghi - Giampaolo Merciai - Paride Mercurio - Enrica Miglioli - Irma Minotti - Salvatore Montoleone - Nicola Moranelli - Laura Morelli - Cristina Motta - Mario Napolitano - Irma Notti - Antonia Oggioni - Antonietta Opallo - Alberto Padovani - Massimo Palladino - Serena Panaro - Graziella Parma - Mario Paternostro - Marco Pellegrino - Antonia Pepe - Roberto Perfetto - Eliana Perotti - Marcello Perucca - Massimo Petruzziello - Michele Piacenza - Maria Grazia Pietroletti - Alberto Pisani - Pietro Pisano - Luciano Pisati - Angela Rosa Maria Pistone - Alessandra Pittini Monacelli - Manuela Porpiglia - Gianluca Praticò - Giuseppe Provenzale - Filippo Quadretti - Ermano Raso - Maria Cristina Regina - Franco Revello - Stefano Ridolfi - Gianpaolo Ripamonti - Marco Carlo Rognoni - Valentina Romanelli - Claudio Romei - Annamaria Ronzio - Andrea Rota - Francesco Sabatelli - Sauro Sabatini - Massimiliano Sacchi - Laura Sandroni - Enrica Savino - Carlo Scala - Nicoletta Scano - Laura Scaramellini - Giovanni Schiera - Arturo Sclavi - Marcella Scopelliti - Jolanda Serra - Paolo Serra - Elisa Simoncini - Luca Soverini - Consuelo Speziali - Salvatore Stella - Manuela Sturaro - Enzo Suardi - Michele Succio - Maurizio Tantillo - Silva Tenenti Giorgi - Federica Tinti - Cristina Totaro - Giuseppina Tripodi - Guido Turco - Margherita Vallier - Mario Vecchione - Massimo Vecoli - Stefano Venturini - Elisabetta Verderio - Pierangela Vesentini - Davide Viaggi - Ivan Vicenzi - Erika Mattea Vida - Leonardo Vitto - Aglaia Viviani - Alessandro Volpato - Mariateresa Zara - Manuela Zazzara


PREFAZIONE
Pablo Neruda affermava: «Se mi chiedono che cosa è la mia poesia, devo confessare che non lo so. Ma se chiedono alla mia poesia chi sono io, lo comprenderanno».
Il poeta è un eccitatore di sentimenti, ci permette di conoscere e comprendere aspetti del mondo che altrimenti lo sarebbero difficilmente e svela di sé le percezioni più intime e recondite.
Ad ogni lettura il poeta rivive. La poesia quindi è portatrice di un messaggio di immortalità e di continuità.
La poesia è l'unica arte nella quale la mediocrità è imperdonabile, puntualizzava E. Pound, perché la sua voce deve essere mirata ad astrarre dalla quotidianità e dalla materialità, che sempre più frequentemente siamo costretti a subire.
Un momento di pausa, come il Concorso Internazionale di Poesia Città di Monza, ci permette di sbirciare in uno spaccato di mondo «altro» dove i sentimenti ci guidano gli sguardi e le parole diventano azioni.
Esprimo il mio apprezzamento per il grande impegno profuso dal Cenacolo dei Poeti ed Artisti di Monza e Brianza nella realizzazione di questo evento, che ha visto negli anni aumentare considerevolmente la partecipazione, e per l'attenzione posta alla selezione delle opere, nella ricerca dell'eccellenza.
Questo Assessorato è lieto di condividere la passione per il sostegno e la diffusione del sentire poetico e di offrire alla nostra Città questo momento di visibilità.
Un augurio sincero per il proseguire di questa soddisfacente collaborazione ed un ringraziamento a tutti coloro che hanno offerto tanta disponibilità.
 
 
Annalisa Bemporad
Assessore alla Cultura del Comune di Monza
 

POSTFAZIONE
 
 
 
Nel segno di un'interpretazione umana, il verso poetico appare come una luce che attraversa il quotidiano vivere e gli conferisce quel «quid» che da sapore all'esistenza.
Il Premio Città di Monza 2003, giunto alla sua quinta edizione, ci ha gratificato di una numerosa e qualificata partecipazione. L'attenzione per le tematiche del quotidiano, ricche di spunti ed espressioni semantiche, danno valore ai versi racchiusi in quest'Antologia che ha in copertina il disegno di «Via Lambro» un angolo caratteristico di Monza dal quale si vede il campanile del Duomo. L'opera è stata realizzata da un noto pittore monzese: Riccardo Colombo, che è stato anche un bravo poeta, scrittore della terra di Brianza.
Il ricordo, la memoria del tempo sono stati i temi prescelti dagli autori tra cui ricordiamo Franco Fiorini, la sua sensibilità nell'esprimere i sentimenti e le emozioni di un ritorno alle care abitudini: «...Rimanda la memoria-padre-ai tuoi ritorni/specchiati dentro agli occhi dell'attesa...». Adriana Scarpa nella sua «Dimensione ritrovata» che le fa scrivere: «...Ora posso aprire lo scrigno segreto». È nell'intimità che il poeta si libera e rende partecipi gli altri delle sue esperienze. In quest'ottica di approfondimento delle proprie emozioni, il tema della ricerca e dell'attualità è stato ben rappresentato dalla giovane poetessa Aura Piccioni e dagli altri vincitori della sezione Giovani che ne ha evidenziato la maturità e l'attenzione alle problematiche della vita.
Un Premio e un'Antologia, a testimonianza dell'amore e della gioia di tutti i poeti partecipanti e i cui lavori sono contenuti in essa.
 
 
Maria Organtini
Presidente del Cenacolo Poeti e Artisti di Monza e Brianza

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Anna Maria Alessandrini
 
 
Meraviglia in essere
 
Solitudine sommersa
Dal fango di pietre
Dall'odore di morte dissepolta.
 
Tutto mi tace
Nel giorno copioso di pioggia
Il vestito si bagna
Di porpora e azzurro dipinto
 
Sale il tramonto
Di parole scandite al futuro
Si spegne la luce
E l'urgenza di ancore ed ormeggi
All'ombra di un sole che dorme
Tra coperte di luna
 
Viva è la nuova sorgente
Di sali e di odori
Nei fumi e nei giochi
Di armonie profonde
 
Il desiderio riaffiora
Di spiagge e di scogli
Su scaglie di tempo
Che partono in fretta
E arrivano spente
 
Trasparenze veloci
Non sanno più dire
Non sanno più amare
Null'altro da se vogliono avere
 
Mai più vedrò una luce che cada distilla negli occhi di rugiada
 
 

Aromar
 
 
Amore impara ad ascoltarmi
 
Le mie parole
sono dense di pioggia
Sorgente di vita
per campi arsi
Se canti la poesia
che hai nel cuore
nuovi germogli nasceranno
Non permettere che restino
solo stoppie
in quel campo
che procurò
prosperi doni
Amore impara ad ascoltarmi
 

 
Sogno
 
Orfana quella villa
assolve il tempo
 
 


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Alice Balconi
 
 
XXVI
 
Il Sole scalda poco oggi,
la Dea del Pianto ha teso con maestrale cura
la sua tela cingendo i miei occhi.
Mi perdo tra le baldanzose movenze
di un branco di moscerini in un raggio di Sole.
Le loro ali cariche di musica
schiaffeggiano l'etere facendolo brillare.
Una mandria di nuvole sovrasta l'orizzonte,
il Vento imperturbato le disperde.
Una Foglia solitaria,
ancorata cocciutamente al ramo da cui trae vita,
rinnega il suo destino di morte,
angosciosa si contorce dolcemente contro il marmoreo cielo.
Come quella Foglia, io ultima della mia specie,
mi aggrappo alla speranza di risorgere a primavera.
 

 
XVI
 
Un lampo, e ciò che fu rimase per sempre.
Una nave,
il destino si fece acqua e condusse i suoi marinai
lungo le correnti.
L'occhio del poeta si estende sul mondo,
pari solo a quello di un Dio.
E io, mozzo devoto al suo capitano,
seguo la mia rotta e si gonfia il mio spirito
come le vele quando il vento in poppa le spinge lontane.
Di centinaia di sirene mi innamorerò,
in porti sicuri troverò taverne di sguardi fugaci dove rintanarmi.
Calici di birra e scintillio del mio mare,
mia patria, mio futuro, mia dimora unica e vera.
Posto quieto quanto le braccia di una donna.
 

Shang-ti
 
Il melograno
 
Narra trame d'argento il vecchio melograno - virtù e difetto
nel suo canto amaro - menestrello storpio in un giardino morto. Vuoto.
Voce folle, la sua, dannato cantico incompreso - travolgente decadenza
(anelato declino di ascetici credo, atroce analisi dell'essere stolto).
Grida di fanciulli e scaglie di futili conversazioni in frantumi d'anfore
e ossidate perle di ricordi, abbandonate tra secchi arbusti nani.
Istantanee consumate di ciò che fu e sarà. Sono immagini. Riflessi.
Improvvisi bagliori, l'inconsapevole giungere al termine di sé.
Arguto testimone di ogni tempo, il vecchio melograno prega,
proteso verso il cielo - non più terso, non più immenso -
arido deserto azzurro di menzogna, sono utopiche ambizioni umane.
 
Narra trame d'argento il vecchio melograno - rosse lune d'argilla
rischiarano la notte - e di un canto mesto vestono le stelle...
 
Sull'umida terra del pianto, tra ortiche e rose in fiore,
giace l'ultimo suo frutto... Ancora acerbo.
 

 
Tu sei poesia
 
Tu sei poesia figlio mio,
della più fine.
Raffinata e vivace poesia di cuore
sgorgata all'improvviso,
limpida fonte da carni sanguigne
incatenate in gioiosi spasmi...
Sei candido fiore di loto
sbocciato ad inverno inoltrato.
Sei incanto d'unione divina
e sai di buono e sai di mare,
e sai di cielo e d'aria sana,
sai di tutto quanto è in noi...
e sai di umanità.
 
Tu sei poesia figlio mio,
la sarai sempre,
poesia senza tempo,
che io e tua madre
concepimmo quella notte,
con penna d'amore.
 
 
 
 


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Michele Bertoldo
 
 
Domenica d'estate
 
Non sei la frenetica spiaggia
non il cocente sole,
ma brezza che atterra
nell'ombra del giardino.
 
Sei il rintocco di campana
sei la festa cominciata,
e nel silenzio tutt'attorno
solo grilli e uccelli in volo.
 
Sei il riposo tant'invocato
sei il chetar dei campanelli,
pur di guardia stai sui cancelli
ancora un sonno puoi donare.
 
Sei l'essenza d'aria buona
sei l'olezzo dei panni stesi,
e l'appetito vien lodando
al desinar dei sapori antichi.
 
Il paese se ne va
ti riprendi ciò ch'è tuo,
restan solo le memorie
di un passato ormai scordato.
 

Marco Nicolò Besana
 
 
Via dei vivai
 

A Teresa

 
Prenderò
via dei vivai
così
avrò forse una mezz'ora
per me
stasera
è già estate
anche se il vento,
che trema i cespugli
in via dei vivai,
non la smette
di arruffarmi
i capelli.
Stasera
è già estate,
e per sistemarmi
ho bisogno
di una mezz'ora
per me.
 
 
 


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Rina Eugenia Bonanomi
 
 
Di mia nonna...
ricorda mia madre
 
Il cielo era grigio!...
In piedi ero accanto
a mio padre!
Bambina, tre anni avevo!
Alzato lo sguardo,
osservavo di mio padre
il suo viso.
L'espressione era cupa!
Nella mente,
ritornava il passato!
La sua tristezza...
non riuscivo a capire!
Perché eravamo in quel prato?
Perché dal terreno...
spuntavano croci?!
Smarrita cercavo di mio padre
la mano, per stringer la mia
tra le sue dita!
Nell'altro braccio, a sé,
un fagottino stringeva,
che ignaro di tutto,
nel silenzio dormiva!
Immobili eravamo davanti
a quel pezzo di prato!...
La pioggia scendeva,
ma, lui non sentiva bagnare
il suo capo.
Stringendomi a sé,
irruppe nel pianto,
che come pioggia cadeva
e bagnava la terra,
dove mia madre giaceva!
 
 

Maria Clara Bottoni
 
 
Il filo
 
Prova a spiegarmela tu
questa vita di odori
e astrazioni
che di certo ha solo la sua fine.
Parlami del paradosso
di chi gioca a decidere
nel tempo chiuso
di un solco già tracciato.
Raccontami del moto circolare
dei risvegli, degli alibi,
dei gorghi di mete
da sperare.
Provaci ancora, rilancio la posta
in palio: non è poi così breve
la vita, né così amara
a dipanarla come filo di lana,
per tenerla tra le mani.
Coagula in fretta il sangue
e il sudore, in fondo, è solo acqua.
 

 
Agosto
 
Volevo raccontarti le nuvole,
draghi bianchi col collo piegato
dalle spade affilate del vento.
Volevo narrarti i volti degli dei
in consessi celesti
che le correnti scompongono,
sfaldano e ricompongono,
in un cielo a strati
- ora mobili, ora fermi -
sempre monito, o deja-vu.
Piove, adesso,
se solo mi avessi ascoltata.
 


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Moreno Buttini
 
 
Bimbi nati quando
i loro papà erano già morti
 
Le fiamme avvolsero l'aereo
dopo lo schianto senza scampo.
Gli affetti ed i corpi svanirono
nel fuoco dell'incendio.
I bimbi nel grembo sentirono la morte;
nell'acqueo nido protettivo a loro
giunse l'addio paterno.
Poi, venuti alla luce, al compimento,
l'abbraccio della madre, sola
fu forte, affettuoso, intenso:
con lei c'era papà che li stringeva.
 
 
 

Nota: Tre bimbi nati dopo il disastro nell'aeroporto di Linate in cui persero la vita i loro padri insieme ad altri passeggeri l'8 ottobre 2001.

 
 
 

Cesare Cantù
 
 
Era la tua voce
persa nella nebbia
melodioso pianto
sussurrato al cuore
eterea sagoma velata
di grigio candore
languente agli occhi
sfuggente al cuore
irreale alla mente.
Attonita visione
di presente paura
gelido sconforto
tremante la mano.
Muta bocca socchiusa
a chiamar colei
che varca
le porte del passato
 
(14 maggio 2003)
 
 
 


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Celestino Casalini
 
 
Gigli e crisantemi
 
L'anima: che i gesti all'infinito riprova
e le parole
alla fine poco a poco ricompone
quel che di giorno le passioni misurano
e di notte i sogni attendono
Portando ogni volta a confronto
una storia o indecifrabili residui di memoria
Che la verginale vanità dell'assenza
o il vuoto: rifuggono
Non consentendo mai una pace che dalla follia non nasca
Un giglio senza un crisantemo

 
Fiumi sacri...
 
Ha parvenze d'eterno
questa marginale frontiera della pace
 
Fatta di nebbie fitte
che dal fiume nascono
ed al sacro appartengono
 
Lasciando solo intuire
il battere dei remi sulle sponde
di barche che incerte il fiume risalgono...
 
come cuori: alla deriva lasciati andare
 
È il tempo
in cui solo chi vuole vive
e solo chi ama sopravvive
 
In cui ciascuno qualcosa ha perso:
e in questo sacro fiume
 
ne cerca il segno
 
 

Elisa Ciabattini
 
Ho acceso una candela
 
Ho acceso una candela.
Ho atteso che la fiamma mi stordisse lo sguardo.
Ho aspettato che la cera si sciogliesse a gocce.
Ho sentito le gambe pesarmi in modo strano.
Come se non fossero più le mie. O come se fossero aumentate di numero.
Ma le ho contate ed erano sempre due. Due gambe pesanti che mi tiravano verso il basso.
Ed erano mie. O perlomeno uscivano fuori dal mio corpo.
Così le ho fatte sedere su di una panca di legno brontolante che ha subito rantolato tra le mura raccolte della bruna pieve.
Mi sono inginocchiata.
Fissando la fiamma che mi entrava negli occhi. Entrando nella fiamma che mi scioglieva gli occhi di cera.
Ricordo di aver pianto. Col viso tuffato nella rete delle mie dita di vimini.
Poi ho iniziato a pregare. Morsicandomi furiosa il pollice.
Ed ho pregato a lungo. Col mio pollice morsicato che mordeva l'aria.
Non so per che cosa. Non so bene per chi. Ma son sicura di averlo fatto.
Forse ho pregato per me. Solo per me. O anche per me... chi lo sa...
D'un tratto ho udito un rumore sfilacciato. Che mi è giunto a scaglie sottili.
Quasi a prolungare come un sibilo il mio sospiro, imperniandolo alla manica del tempo.
Simile a una supplica che riprendeva la mia, rinforzandola, sviluppandola.
Quasi come un lamento che faceva eco al mio, sospendendolo tra l'intaglio dei mosaici.
Così ho guardato la candela. La mia candela. Quella che avevo acceso io.
Sì, proprio lei, lei che era rimasta ancora lì, lì per me,
a ustionarsi vergine, a bruciare martire per me, solo per me, sempre lì,
a premere con le mie ginocchia di mota flesse per pungolare maestra la mia lavanda in piena.
L'ho trovata invecchiata: ritirata, sdentata, curva, pallida in volto, zoppicante sul suo stelo incerto.
Ho riconosciuto a stento la mia pasciuta signora candela.
Che ha scortato fedele il mio dolore, senza tirarsi indietro,
sorreggendolo sulle spalle assieme alle mie, scontandolo con me, dividendolo con me, condividendolo,
vivendolo con me.
La mia cara candela ha tenuto per mano la mia preghiera
e l'ha condotta in alto col suo viatico di lapilli,
oltre la volta della chiesa pennellata, più su dell'aria volante,
più su delle nuvole mappate di primule, oltre la brughiera di stelle piumate.
Consumandosi col mio pianto di cera nei suoi tormenti di luce.
L'ho fissata di nuovo... la mia candela.
L'ho vista reggersi a fatica sul tronco rugginoso, gesticolare fioca, ansimare brinata,
ciondolare il capo, schiumare e poi intrecciarsi col pulviscolo dell'etere.
Portandosi via lontano il mio cordoglio con la sua ultima boccata di fuoco.
 
 


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 Lavinia Cioli
 
 
Ed io... chi sono?
 
Un'ombra, al mio risveglio,
mi osserva da uno specchio ove, 'si chiaro,
si riflette ogni mio dubbio,
ogni tormento...
 
È un ombra bruna, me somigliante
In ogni lato della mia figura,
e non ha verbo oltre lo sguardo,
è l'altra me riflessa, pura.
 
In quel silenzio, ogni mattina,
percorro i lineamenti a me comuni
... e paion nuovi,
... e sì mi perdo.
 
Ed in un fatal gioco dello sguardo
Più nomi si alternano al mio volto...
E mentre della mente il cuor fa scherno
Vedo mio padre, poi mia madre... ed io di sfondo.
 
Allora giunge al mio cosciente
La consapevolezza d'esser, io stessa,
frutto vivo di un amore antico,
testimonianza d'un passato ancor presente.
 
Porto di lui lo sguardo,
porto di lei il sorriso...
or sono di lui solo un ricordo,
che lacrime dipinge in lei, nel viso...
 
Ma né lui, né lei io sono o fui...
Ed un'ombra bruna, al mio risveglio
Mi osserva da uno specchio, ove sì chiaro
Si riflette ogni mio dubbio, ogni tormento...
 
... ed io... chi sono?
 
 

Walter Consonni
 
 
Sublime attimo
 
Fermati, tempo;
blocca ogni segno
del tuo passaggio:
sulla fronte, negli occhi
e in questa stanza.
 
Lasciami amare
questo istante
e questa donna
intensamente.
 
Ti stringerò
tra i pugni, tempo,
e portandoti al cuore
tu fermerai
i suoi battiti accelerati
in un eterno,
sublime attimo.
 
 


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Maurizio d'Armi
 
 
L'ultima battaglia
 
Nei venti della montagna,
tra il crepitio delle armi,
glorioso fu il tuo nome;
nella pace repubblicana
combattesti fiero i costumi,
rinunziasti sdegnoso a molli compromessi;
ma solo oggi, padre,
ti riconosco:
sereno e calmo,
dolce e amorevole
con tutti, sempre.
Solo ora,
smagrito e tremante,
dal fondo del tuo letto
t'ho ritrovato:
saggio e dolcissimo,
forte e generoso,
grande come una montagna,
lucente come il sole,
forte come l'esempio
nell'affrontare la tua ultima battaglia.
 

Grazia De Vita
 
 
Cercavo te (ad Antonio)
 
Sulla soglia di un passaggio di stagione
riaggiustavo smarrite verità.
Nel cielo mite dell'autunno stanco
sbriciolando fantasie assetate
di impossibili amori,
inarcavo l'anima fino allo spasmo.
Reclamavo nel volermi viva
il desiderio della dignità,
per non dovere più seppellire
intatte le mie facoltà.
Stupii un giorno, che nel volermi
affannata a ricostruire un cammino
cambiai strada.
Sulla soglia dell'autunno trovai te
quercia cresciuta forte
nel proprio ruolo della vita
e mentre dolce mi prendevi per mano,
trattenendo il fiato, entrai attonita
nel ritrovato viale dell'amore.
Stupisco ancora di come al cuore
sia giunto l'eco del cambiamento.
Muta il colore, la trasparenza
se intingo il sogno nell'esigenza.
Cercavo te, il tuo caldo bacio
nel rosso vivo della sera.
Cercavo te, compagno tenero
con parole nuove, inalterabili.
Cercavo te, perché si riaccendesse
la luce della vita.
 


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Gabriella Dell'Orto
 
 
La Pasqua della farfalla di mare
 
La distesa del mare tra i carrubi
e il volo piano di una farfalla
gialla, sull'erta sassosa:
un battito fragile, incontro
all'azzurro guerriero che rugge
infaticabile come sempre,
frantumando i sassi sul lido:
lucide pietruzze colorate
come i giorni della mia vita
che ormai non conto più.
Fragile farfalla di luce, finita
nel vortice ingordo degl'anni,
salgo l'erta a fatica con l'occhio
che allarga su i vari orizzonti:
territori dell'uomo, territori del mare...
 
Tra le pietre che portano al borgo
evito i fiori tra l'erba, gracili steli
che vengono incontro al mio piede
ancora sicuro e alla minute farfalle
che accompagnano silenziose la salita.
E tace anche il vento, intimorito
dall'eco fragorosa della marina...
Ma io già volto le spalle al mare.
 
Il cielo introno ai carrubi è ora alto
sul colle nel suo luminoso sereno:
apro le braccia come ali in croce
e rincorro la danza radente della farfalla
che volteggia innanzi a me leggiadra
e gialla sull'erta sassosa. E nel dolore
di sempre già un poco mi consola
questo fragile palpito che m'annuncia
l'eterna speranza in una vita nuova.
 

(Borgio Verezzi, 20 aprile 2000 - Giovedì santo)

 
 

Luigi Diego Eléna
 
 
 
Clone
 
Natura innaturale,
salite che oggi sono trappole, prigioni all'eterno.
Create la vita, falsa,
due bambine a fianco a fianco, in carta copiativa.
Pericolose creature
crearle come un bambino donato alla vita,
vero... meravigliosa creatura.
Il nuovo diluvio è in agguato,
vola anche tu sull'Arca di Noè,
in rottura se non vuoi continuare
a rimanere lì, vivendo accanto al Satana terrestre.
Attivo e passivo, in jeans o doppiopetto,
ma sempre lo stesso complice,
inferiore alla media cattiva dell'uomo tranquillo
sicuro di sé,
quando è buio.
 
 
 


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Pietro Federico
 
Alla sua donna, alla notizia
di un arrivo
 
Qui,
nel luogo non più vuoto,
non più fuoco solamente,
carne, sangue,
un'altra carne, un altro sangue vive,
e ancora non lo vedo,
ma lo venero e lo attendo.
Qui, nel tuo corpo che diventa culla,
che diventa tempio,
un'altra stella vive, brilla,
un terzo cuore,
un terzo incendio, un terzo
tempo.
In questo corpo,
in questo solo amore
affido al Dio del vento, al Dio
del firmamento,
i loro due destini, il loro
compimento.
 

Alla madre di un figlio partito ancora prima di arrivare
 
Ora porti nel grembo un'assenza.
Il cielo, il cielo intero non li colma
i vuoti cavi in mezzo alle colline,
non li calma,
ciascuno è come il palmo di una mano
in attesa della pioggia.
Non troppo in lontananza
si sfà l'ultimo rantolo: il motore
di una falciatrice.
E dappertutto
senza più ostacolo,
l'impertinenza di un canto.
 
 
 

Diana Maria Elena Fusco
 
 
La notte più bella
 
Sentirò il tuo passo avvicinarsi
Per un momento non saprò più dove sono,
guarderò dentro il pozzo dei tuoi occhi,
affonderò senza osare ribellarmi,
la tua potenza mi risolleverà,
il desiderio trapelerà...
 
Ed ecco il secchio,
delle mie lacrime riempito,
rovesciarsi in magici baci
che sparsi sul mio corpo
mi riveleranno il tesoro
distraendo il sipario delle mie vesti,
si aprirà il libro
e Giulietta racconterà a Romeo
la storia di Adamo ed Eva,
così io dormirò la notte più bella
senza mai riposarmi.
 
 
 
 


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Emma Garzaroli
 
 
Deserto
 
Immensità tu mi chiami!
Voglio spazio colorato per i miei occhi,
sculture di arenaria nella casa deserto,
cielo come tetto,
sabbia come letto,
ombra di duna per riposare.
E, di notte, un manto di stelle.

 
Gilf el kebir
 
La mente vuota per fare spazio ai ricordi,
gli occhi pieni di colori del viaggio in giallo-nero;
immensità di sabbia sino all'orizzonte.
Mi abbraccia il vento
sussurrandomi di tempi lontani:
voci che giungono da selci frantumate,
vite raccontate sulla roccia.
Ora: solo tracce sulla sabbia!
 

 
L'ultimo nomade
 
Sei seduto in cima ad una duna,
sento il tuo pensiero:
«spariti sono gli animali che l'uomo poteva cacciare;
la terra di sabbia non si può coltivare;
gli amici vanno altrove a lavorare,
la mia tribù sta per finire,
anche l'albero laggiù sta per morire».
Ma tu non te ne andrai:
nel deserto c'è la libertà
e l'uomo anche se nudo, ha la sua dignità.
 
 

Mariarosaria Guarini
 
 
Mamma, no...
 
Sono appena comparso
e così mi distruggi,
mamma cara, perché mi sfuggi?
So che sei tanto giovane,
hai appena vent'anni
e non vorrei procurarti dei danni,
ma... ti prego,
tienimi con te,
non farmi morire:
che colpa ne ho
se non mi volevi concepire?
Com'è bello il mondo,
ma tu non lo puoi notare:
hai altro a cui pensare...
Sei ancora tanto fragile e immatura:
lo sento, sai,
che di me hai tanta paura.
Ah... ecco il mio papà!
Ma... ti sta dicendo che non vuole responsabilità?!
Ti vuole accompagnare dal dottore:
Mamma, mammina mia...
Fermati, per favore!
So che soffri,
che ora stai piangendo
e che proprio non ce la fai
a mettermi al mondo.
Ma... che mi succede?
Mi sento soffocare...
Mamma, no...
Non farmi ammazzare!!
 
 


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Loredana Lecce
 
 
Una canzone d'amore
 
Si dice che ognuno al mondo ha la sua anima gemella.
Un giorno il bene incontrò il male,
lo prese per mano e insieme andarono sulla riva del lago.
La luna grande e rossastra illuminava i loro volti
di un calore e una pace che solo quella notte poteva regalare.
Nello specchio d'acqua calmo e silenzioso la sua immagine riflessa.
La sua luce ardente e pulita. Accanto l'ombra del male.
Un'immagine perfetta.
Un cerchio completo come il volto della luna.
Era l'altra metà, la sua ombra più nascosta, la sua anima gemella.
E la luce del bene si posò accanto all'ombra del male.
L'ombra del male ne avvolgeva i suoi contorni definendone il profilo.
Una fusione perfetta.
La ricchezza divenne povertà, la lussuria umiltà.
Ogni cuore malato venne curato, ogni sua ferita guarì.
Il bene illuminò il male, ma la sua luce era così limpida e
fragile che divenne indifesa e disarmata.
Ebbe paura.
Paura di morire, sola in quello specchio d'acqua.
Alzò gli occhi al cielo e la luna le parlò:
«Non ci sono vincitori né vinti, amica mia.
Non temere. Se un giorno l'ombra del male ti oscurerà,
ricorda che non sarà mai completamente buio.
La luce più fievole del tuo ultimo raggio saprà infrangere il buio della
notte. Sempre la luce ha infranto il buio.
Non temere amica mia».
Il bene allora prese per mano il male e i loro cuori per sempre si unirono.
Il lago le cantò una canzone d'amore, la luna raccolse tutte le sue
stelle e ne fece una manciata di coriandoli.
Il poeta ne fece una poesia d'amore e nel lago incantato la gettò
Da allora ogni volta che qualcuno ti chiederà: che cos'è l'amore?
Portalo al lago, fallo specchiare e poi... resta a guardare.
 

Anna Maria Li Mandri
 
 
Qualcosa di diverso
 
Un complimento non sussurrato
che dà calore, seppur non s'ode,
fa soffermare e fa stupire
in un febbraio che già va via.
 
Pedoni taciti, sparsi, comparsi
in questo dì che per regola posa,
e nulla pare ci sia a far stordire,
solo il tranvài accetto alla via.
 
D'un tratto s'alza l'esclamazione
d'una spodestata in zona obbligata:
a grandi sillabe da dietro un vetro
 
nero su bianco, che sembra incanto,
qualcuno ha scritto una frase per te:
SEI BELLISSIMA! E non sai il perché.
 

 
Stradina di perifiera
 
Strade, quante strade da viaggiare
per raggiungerti o stradina
tu che sei in periferia,
per baciare l'aria di casa mia.
 
Pochi metri quadrati baciati dal cuore,
e accarezzo la muffa bianca
mentre ti attraverso con le fredde suole,
per salutare il tuo giardino
grande quanto un fazzolettino;
e mieto l'erba e bevo sole,
e qui ci trovo pane e sole,
pochi metri quadrati baciati dal cuore,
e mangio il frutto che ho seminato
e bevo l'aria di casa mia,
e mieto l'erba
e colgo miele.
 
 
 


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Ettore Locatelli
 
 
A Selene
 
Silente, mentre scivoli diafana sul tuo cielo
lavagna, ritorni a me nel tuo etereo chiaror.
E quindi anch'io torno a rimirarti sul colle
dei miei pensieri che cercano, vacillanti e fermi,
il lievitante influsso del tuo mistero.
E quando intendo che il mare così grande
ti ubbidisce, il tuo finto apparir mi rassicura.
E come tanti prima il priego ti rivolgo
della mia inascoltata fantasia e altro non posso
regalarti che quanto vagheggio.
 
Che tutta la povertà dei miei bisogni è già ricchezza
nel tuo moto perpetuo, nel tuo dolce annuir,
senza risposta, che tanto è quanto già ci fu concesso.
Ma pure tu d'affanni non vai scevra costretta come sei
a girovagar tra sole, terra ed astri.
Spesso guardo al presente e mi diletta
considerar le cose che facciamo,
l'essenza della speioce cui appartengo
privilegia l'idea del sovrumano.
Se mi capita poi mirar lontano
l'idea d'amor si fa più principale,
perché sono convinto, senza scienza,
che nell'immenso ci sarà presenza.
La morte mia sarà piccola cosa.
La tua, quantunque tarda, arriverà
e debordando dalla traiettoria
il tuo cammino si cancellerà
 
Ma adesso tu, confidenziale luna
amica di assassini e innamorati
che tutto ascolti e mai darai risposta,
porta teco e gelosa i miei pensieri
nel gelido tragitto siderale
per incontrarmi poi nell'altro mese
riverente alla finestra e il cuore in mano.
 
 

Mirko Macchia
 
 
Sposa
 
Lascerò
che questa rosa
mi strappi la carne
con le sue spine
perché
come chi all'ultimo respiro
anela la luce
ti voglio.
Poiché è il tuo respiro
che soffia in me
la vita.
E ora la notte
non è che una
piccola ombra
sul sole.
 
 
 


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Alessandro Magno
 
 
Sempre qui
 
... e mi ritrovo sempre qui da solo
ad ascoltare musica
a sognare l'impossibile
ormai ci facciamo compagnia
io e la dolce solitudine
ci conoscevamo da molto tempo
molti scenari intorno a noi
ricordi passati insieme
diversi, cambiati
come ora...
se fossi un pittore
li dipingerei tutti (a memoria)
forse sei la mia forza
dolce solitudine
che mi stai appollaiata sulla spalla
solo te non ho mai tradito
teniamoci per mano
e camminiamo
andremo lontano...
senza fine
 

Ernesto Salvatore Mancino
 
 
Pegaso
 
Siedo ancora qui vicino a questa fonte
Creata dal mitico cavallo cavalcato da Bellerofonte
Nella speranza che tu giunga fulgida Musa
A dissetarti tra le ammalianti note di una cornamusa
 
Placata la tua sete e nutrita l'ispirazione
Potrai scegliere senza fretta una destinazione
E dal firmamento vedrai arrivare l'alato destriero
Per chinarsi davanti a te Dea del mio pensiero
 
Insieme saliremo sulla groppa di Pegaso
Che slanciandosi dalla vetta del monte Parnaso
Al galoppo ci porterà nel bel cielo stellato
Dove ti amerò come non ti ho mai amato
 
 


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Maria Rosa Mandotti
 
 
 
La Sorgente
 
In compagnia dei miei ricordi
guardo il ruscello della mia infanzia
rivedo la biscia d'acqua
ascoltare il gracidare festoso della ranocchia
 
Con la mano disegno una croce:
- acqua corrente che beve il serpente
che beve Iddio
la bevo anch'io -
 
Riflesso nell'acqua
il mio viso,
specchio del passato.
 
Cammino su umido muschio
sprigionando profumi sconosciuti
che inebriano il mio passare.
 
Inseguita dal pigro vagabondare delle nuvole
sento la forza della libertà
 
Guardo l'acqua che scorre chissà dove,
il lento fluire della vita mi riporta alla sorgente
 
 
 

Chiara Marangio
 
 
Pericolosa essenza
 
C'è un'anima assassina
che ansima dentro me.
Si nutre del mio dolore,
colora di buio visioni lontane,
appicca incendi d'ira negli occhi miei,
infuoca le mie guance di vergogna,
sporca le emozioni candide,
promette vendette mai risolte,
urla diaboliche irriverenze.
Vive della notte
e delle luci soffuse,
risorge nelle braccia violente che mi cingono,
cerca difese nella pace,
viaggia tra i sensi accesi,
si espande sulle ingiustizie
per superarle, per superarsi,
per superarmi
e mi lascia attonita,
inerme,
sconquassata dalla sua pericolosa forza.
Io la temo.
Io la ringrazio.
 
 
 


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Davide Marangio
 
 
Ti racconto un amore
 
Ti racconto un amore,
dal tracciato una sconfitta peregrina,
una piaga come faina che si dissimula,
si rincorre fatua bagnata al sole che la sciorina.
 
Ti racconto un amore,
lingue contro lingue desiderose,
nettare nella pruina di cui si liba
dove scorre fluente e rapida la gravina.
 
Dossi scolpiti, ardui nei dirupi,
dove barbagli adombrano i crepacci;
fitti forteti inclini dove s'intrica
l'anima che in quell'angusto si violenta.
 
Calca la via maestra del sognante,
come falconi in volo sui rilievi,
terra da piume si lascia carezzare
a controcanto sfinito, miscibile geme.
 
Ti racconto un amore,
sacrale linea odorosa,
umida roccia animosa
che il suo corpo è coltura.
 
Livido anelito slavo
fremente, traviato e rapito.
Custode dell'alvo sublime
che dalle vie del cuore m'incanta.
 

Lucia Marongiu
 
Nonna
 
Vorrei distendere sul mare della notte
un tappeto lucido d'argento
un ponte di versi e di magia
perché sicuro vi pascoli l'affetto,
e tra le stelle
e costellazioni immense
c'è a guardarmi la bussola del cuore,
tra le mani
il morbido profilo del tuo volto
vorrei sfiorare appena...
Mi basterà guardare verso il sole
che riflette nel mio cuore la tua immagine
per sentire una brezza di passione
un aroma di tenerezze.
Perché immensa è la gioia
quando un ponte
costruisco a te fatto di versi.
Ti arrivino sorgivi
si effondono lucenti.
Il mio amore sia come una fontana,
la melodia di mille venti.

 
Consigli ai cavalieri
 
Il tuo cuore proteggilo dai colpi
ma la tua armatura sia leggera,
flessile a volte come canna al vento,
come giunco
e tenera come l'edera.
Sia lo scudo che ti porta lontano
sappia abbagliare i tuoi avversari
come il divampare dell'aurora
e quando le spade avrai spezzato
raccogli frammenti di dolcezza
perché il mondo gelido e malato
vi si abbeveri e trovi gentilezza
e ami, se lo può, sì, ami ancora.
 


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Concetta Massaro
 
Giorno d'estate
 
Faccio un passo indietro nel mio passato...
un giorno ormai lontano arrivò un cucciolo di uomo.
Quant'era bello!
Così piccolo e indifeso m'illuminava il cuore
e mi scaldava con il suo candore.
Era una briciola di pane.
Io ero lì sempre accanto a lui
a vegliare il suo sonno
a controllare che fosse meraviglioso ogni suo giorno.
Ora uomo alto e forte non ha bisogno di coccole,
la corazza da uomo duro lo protegge dal mondo oscuro,
ormai lontano da me si sente sicuro.
Con baci affettuosi e teneri abbracci è cresciuto
dimenticando la fanciullezza ed ogni mia carezza.
L'antica confidenza cosa vuoi che sia?
Niente più parole, borbottii insignificanti,
come fra vecchi conoscenti.
Ora sorrisi e convenevoli, ipocrisie e falsità.
È andato via il tempo del candore
rimanendo, quello del dolore.
Credi che il tempo sia infinito e come un amico ti stia vicino
ma ti sfugge di mano e ti scappa lontano,
portandosi via tutto ciò che per te ha contato
e resti a rimpiangere qualcosa
che vorresti non si sia mai modificato.
Questa vita ci ha ingannati e comunque allontanati,
ma un giorno forse, chissà,
sulla giusta via ci ritroverà
dove tutto è giusto e non conosce dolore,
dove ciò che resta è puro amore.
E come in un bel giorno d'estate arriverà la notte,
così, fratello mio
dalla vita si passerà alla morte.
 
 
 

Maria Gabriella Meloni
 
Tempo interiore
 
Sono il ricordo,
sono l'attesa.
Passato e futuro
si coagulano in me,
sono consustanziali
al mio essere.
Il mio tempo
è un eterno presente.
A niente, a nessuno
ho detto addio.
Tutto porto con me,
possente come un telamonio.

Caleidoscopio
 
Vorrei fermarmi, sostare per cogliere il riflesso
di un'immagine sul prisma sfaccettato del mio cuore.
Notare il rifrangersi del ricordo, lo scintillio fatuo della memoria.
il gioco variegato di questo caleidoscopio,
Ma non è il momento, non è l'ora.
M'incalza un lungo cammino, una voce imperiosa
mi vieta ogni indugio.

 
Il senso della vita
 
Lontano, da una distanza indefinita,
il mugghiare del mare
sembra esaltare questo silenzio.
L'animo proteso a cogliere
lo svelamento del mistero...
Avvertire sul mio corpo il fluire del tempo,
l'invisibile, implacabile movimento
che usura con sistematica gradualità.
Avvertire la trama del nostro essere allentarsi,
sfilarsi pian piano sul telaio della vita...
E un giorno, all'improvviso,
senza averne avuto cognizione,
indosseremo la faccia dell'eterno,
dopo aver deposto quest'abito ormai consunto.
 


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Virna Menghi
 
Il vicolo dei ricordi
Al vicolo dei ricordi
ritorna sovente
la dolce memoria
di bimba paesana
Non passa il tempo

Sulle corse scanzonate
della leggiadra infanzia
quando inseguivo incuriosita
esili farfalle fra campanelle candide
Quando i pomeriggi
sembravan esser sempre così... brevi
e il lontano richiamo di mia madre così...
brusco... grave... insolente
nel gioco di bambina

Non passa il tempo

Sul complice viottolo
nelle sere d'estate
quando i baci rubati
e le tenere e sottili carezze
di giovane adolescente
placavano la sete di vita

E non passa il tempo

sugli ultimi... lenti.... affaticati
eppur così ostinati passi di nonna
quando ormai la vita imbronciata
l'aveva percorsa dolente.
Non passa il tempo...
...no...
Risuona ora stonante nel tacchettio
spavaldo, ma incerto al tempo stesso,
di giovane donna di città
in questo dolce amaro vicolo
dove il tempo si è fermato.

 

 
 
Paride Mercurio
 
 
Ça va sans dire
 
Sulla Ticinese fuori Novara
ce ne andiamo di fretta verso casa
al borgo nostro ancora
 
Marzo va spegnendosi in una sera
bruna d'acqua dal cielo alle risaie
e tu guidi distratta
 
S'è consumato dunque il pomeriggio
in fecondo passeggio ad un mercato
di libri in pieno centro
 
Ora torniamo lassi e lamentosi
nei cuori già nostalgia della gioia
a pena delibata
 
Sulle labbra umide timidi schiocchi
casti rimbrotti al tempo irrefrenabile
in un contegno nuovo
 
E sono questi lai pure ronzii
indecifrabili battiti d'ali
d'insetti piccolissimi
 
Entrambi apriamo un poco i finestrini
a rinnovare l'aria la stantia
aria in panna di dentro
 
E tra le nostre voci lieve ascende
un profumo di polvere bagnata
è primavera ancora
 
Come la prima volta che t'ho amata
 
 


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Enrica Miglioli
 
 
 
Uva e melagrana
 
Gireranno senza fretta
stanche ed impietose
le lancette dell'orologio...
 
Al tramontar del sole
morirò solo un poco...
Mi sveglierò tra chicchi d'uva d'orata

nel grande letto sfatto

tra lenzuola di seta

profumate di melagrana...

 

Fino al sopraggiungere

di sirene

nate non per caso

adagiate sull'onde schiumose

che aspettano nel silenzio

l'incedere del mare!

 

 


Irma Minotti
 
 
Fuochi d'artificio
 
Luna,
ti osservo perlustrare la notte tersa
mentre cerchi riparo
tra le pieghe del velo nebuloso.
Il volto del pudore
Incipriato di un rossore virginale,
tradisce una vanità
inutilmente celata.
 
Tu,
che da sempre sei protagonista
di frammenti di vita,
abbandona il ruolo
che ti è abituale
e indossa la veste
della spettatrice
di un palcoscenico
che non ti appartiene.
 
Ammira perciò il corollario di scintille
che esplodono in una profusione di bagliori
e ricamano il cielo
di fiori sgargianti.
Piccole stelle di piogge incandescenti
che si riversano sugli uomini
come lacrime dolenti.
Si specchiano nel lago
e muoiono dolcemente
in ossequio al giuramento
fatto dai nostri Padri.
Nell'ora del commiato
ringrazio Iddio per averci resi
ancora una volta liberi.
 
 


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Antonia Oggioni
 
 
Aria calda
 
L'aria calda mi soffia sul viso,
scompiglia i capelli, quasi grigi,
porta pensieri, emozioni, ricordi.
 
L'ultimo disco ascoltato sull'erba
"...e troverai la strada..."
troveremo noi una speranza?
 
Mi guardava fisso, e taceva,
cuore e mente già lontano
sapevo e anche lui sapeva
 
Moriva, con lui io morivo
I suoi occhi erano già di cielo.
I miei, nebbie di lago.

 
Notte
 
Notte, insonnia, paura, delusione,
tutte le ferite del giorno aperte.
Dammi la mano...
Lui stringe il mio polso,
poi lunghe dita scorrono
... ascolta, ascolta la notte!
 
Ascolto. Calore, anima, cuore
Tenero, appassionato amore,
poi la quiete,
tutto si placa e si fa dolce
il respiro, la notte, il sonno,
... ascolto, ascolto la felicità!
 
 

Serena Panaro
 
 
La dama del castello
 
Austera signora
rinchiusa
fra sete e merletti;
padrona di un mondo
forse non suo.
Gelida imperatrice
ricoperta di raso
e pizzi dorati;
riverita,
servita,
ossequiata da figli
che non la conoscono madre,
amata
con freddo distacco,
onorata da mute parole.
Potente padrona di uomini
rinchiusa
in una prigione di cristallo,
inesperta della vita,
sconosciuta a se stessa,
tristemente abbandonata
alla sua fragilità
di bambina.
Con occhi gravi
volti al cancello
piange lacrime
che nessuno può vedere,
urla
senza essere sentita,
chiedendo di farsi liberare.
 
 


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Graziella Parma
 
... da un viaggio in Algeria
 
Vedo
 
Un solco nel deserto,
le palme nella vallata
Dall'alta duna
la sabbia sbiancata
copre un mondo sommerso.
 

 
Melina
 

(nome di giovane donna)

 
Lucidi capelli neri
coprono la pelle olivastra
del tuo lungo collo.
Tunica rossa e
disegni d'arabesco dorati
scivolano sulla tua esile figura.
Affusolate dita di mano
con l'hennè dei tuoi simboli
si muovono veloci
seguendo le tue parole
Dolce, cara, Melina!
Bellissima
nella tua indifesa giovinezza.
 

 
Annaba
 

(albergo sul mare)

 
Le arcate aperte sul mare,
calma risacca della notte.
Tonda la luna
riflette nell'acqua
e illumina i tuoi occhi
dentro di me.
 
 

Antonia Pepe
 
 
La mia natura
 
È la mia natura:
chiacchierina,
sorgente di roccia,
cascata allegra
di poesie immediate,
canti silvestri e selvaggi,
brezza di ginestre in fiore,
infrangersi di torrenti,
melodie languide di fiumi,
memorie ruggenti di mare!
 
È la mia natura:
silenziosa,
luogo intimo di pace,
vulcano sacro,
tempio abbandonato,
bosco lussureggiante lontano,
campo di grano e fiordalisi,
morbido deserto
d'imprendibile sabbia!
 
A Te, che penetrasti in essa
e la rendesti luminosa,
ridono l'estasi
del profumo del sole!
 

Poeta
 
Con immagini, suoni e sensi
dipingi visioni
in anime in ascolto,
Il gioco mi ha preso.
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
Roberto Perfetto
 
 
Gocce
 
Note soffuse, spargono incensi, come
gocce d'ambra, colano, racchiudendo
spazi del tempo, che, s'offuscano e "zittiscono"
le gioie e i dolori...
Sempre colori, cromatici umori,
riflessi ardori... sorseggiati,
annegati dalle lacrime,
all'ombra di una luna,
scivolata, per caso,
sopra soffici petali,
recisi senza attendere le stagioni,
raccolti per profumare i suoni delle tue parole,
dense...
Danza di suoni e silenzi, raggomitolati,
ogni notte, ogni giorno...
Rallento...
gocce del tuo "argento",
sulla pelle, sudata.
Accarezzo l'idea "dell'incontro"
con il tuo corpo,
"sovracuto" e svestito...
dal vento caldo,
ululante, spavaldo;
dipinge armoniose scintille
di algida luce "ombreggiante",
selvaggia,
laminata dalle sfumatore
di una pioggia di "ritmici ricordi",
pizzicati come un contrabbasso,
esplosi dal groviglio,
affumicato dal tempo,
invisibile...
Prende forma,
il profilo
di un "sospiro"...
 

Marcello Perucca
 
 
Il viaggio
 
È triste il partire
fuggire
le conosciute strade,
gli odori consueti;
abbandonare la dolce
illusione
di un tetto sicuro;
 
da un treno, la notte,
le luci lontane
immaginarle rifugio,
idee di case sospese
nel buio.
 
Viaggiare
è uno sguardo,
essenza di amori
perduti
per pigrizia o viltà;
è pensare la donna
lasciata nel letto,
la morbida bocca
socchiusa
nel lieve russare.
 
Il viaggio è il silenzio
del giorno che muore;
è scoprire
nel gioco degli occhi
il senso nascosto
del proprio migrare.
 
Il viaggio
è tornare a sperare.
 
 


TORNA ALL'INDICE
Aura Piccioni
 
 
Opera 1a class. Sez. giovani
 
 
 
Leva obbligatoria di una "guerra per la pace"
 
Vent'anni o poco più.
Negli occhi il sogno di una vita migliore,
di speranze inconsistenti nell'animo il tenue bagliore...
- Due anni nell'esercito Tsahal - gridano gli ufficiali.
Gli occhi fissi su un'uniforme ormai dimenticata.
- Addio - pensa - sono rimasta troppo a lungo arruolata.
Notti in tenda trascorse sotto un cielo in cui le stelle
parevano schernire il mio destino.
Esercito di pace, ci hanno detto.
Ma dov'era la pace? Si perde la pace, si perde la libertà...
I miei occhi anelavano un sorriso
di speranza intriso; eppure solo mani alle tempie,
come saluto, e parole vane, di rispetto gravoso.
In testa, i capelli sudati si ribellavano
sotto l'impeto fiero di un berretto di colore nero...
 
 

Maria Grazia Pietroletti
 
 
Le mie mani
 
Queste mie mani...
hanno ferite
perenni...
e pure graffi
di spine
a curare
senza difesa
piante di rose...
- senza difesa
han vissuto
il primo amore... -
 
hanno afferrato
carezzato
consolato
scritto
sfogliato
pianto
pregato
hanno salutato
hanno imparato
hanno saputo...
 
A te sconosciuto
che mi scruti
a sapere
la mia vita
io non parlerò:
ti mostrerò
in perfetto
silenzio
 
queste mie mani...
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
Angela Rosa Maria Pistone
 
 
Vorrei...
 
Vorrei seguirti
Pietra su pietra
Roccia su roccia
Lungo lande deserte
Ascoltare il silenzio,
Il nulla che è in me
Senza timore, paura alcuna
Dissolvere l'essere
Librarmi in te
 
Vorrei condurti per mano
In sconfinati oceani
Conoscere la roccia oscura
Abisso del nulla
Che è in te
Sorridere all'onda
Che vorticosa sovrasta
Sciogliere lo spirito
Nella pace che è in me
 
 
 

Alessandra Pittini
 
Quel fiore rosso
 
Da stamattina, senza fretta
una pioggia chiara fitta insistente
sta gonfiando vistosamente l'erba
e i bulbi sprona a uscire
dal prato sul ciglio.
Petali galleggiano in cristalli
d'acqua nel verde del vede
alito della terra.
 
Pioggia scivola su veli di foglie,
occhi si aprono e finestre bianche,
dentro di noi è invasione di spazi.
Ogni sguardo lascia traccia
che riscontra voci in ogni cosa:
pensieri vivaci sbattano come ali
nel risveglio del passero.
 
Tra occhi e verde un arcobaleno
d'intesa e amicizia tra noi.
Attimo magico d'amore
Di resa all'abbraccio,
nel sorpreso accorgersi della vita
la voglia di morsicare quel fiore
rosso che si apre sul ciliegio.
 

 
Intimità della sera
 
Dall'alto del mio abitare
sull'infinito
nella fragile intimità
della sera,
 
a una finestra vicina
all'inizio delle stelle,
i miei sogni
si muovono con ritmo
di musica e sottofondo
di paesaggi immaginari.
 
e tenerezze ignote
semplicemente
impossibili.


TORNA ALL'INDICE
Gianluca Praticò
 
 
Pensiero della notte
 
Fluttuanti e irrequieti,
i raggi di luna,
annunziano la recente notte.
Ansante il sensuale felino,
si crogiola nel tepore accogliente
del suo angusto giaciglio.
Si ridesta nel mare,
il disprezzo del mondo,
levigate dalle sue onde
ora son le deserte spiagge
Astruso è lo sguardo
del notturno volatile
e il suo macabro agitarsi
nel recondito buio.
Pacifico conflitto d'istinti,
sfrenata, esaustiva lotta di sensi,
si consuma di fronte
alla languida luna.
 
Enigmatica notte,
risvegli dell'anima
la sublime essenza
 
Notte, ambigua sorella,
non rammenti del mondo
la caducità
 
Effimera notte,
il tuo sapore
è nella mia anima
 
Sincera guerriera
e leale
che per risvegliarsi
non ti aspetterà
 
 

Maria Cristina Regina
 
 
Narcisi
 
In questa tiepida mattina
di un febbraio che ha già
sapore di primavera,
dalla finestra di camera mia
il mio sguardo ha colto nel giardino
qualcosa che ha fatto sorridere
la mia anima solitaria.
Uno, due, tre, quattro, cinque narcisi
si son chinati dolcemente
a darmi il buongiorno.
Cinque narcisi delicati e vivaci,
cinque narcisi di un giallo solare
che hanno irradiato verso di me
una luce carica di energia
e di fiducioso ottimismo.

 
La vita che va via
 
La vita corre e non mi aspetta,
incurante delle mie ragioni
e delle mie sofferenze.
La vita fugge via da me,
lasciandomi con un sorriso amaro
di delusione e di rimpianti,
col cuore gonfio di angoscia
e ricco di un amore immenso, ma incompreso.
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
Franco Revello
 
 
Folle pioggia
 
L'alba
col suo muto indagare
ti scopre discinta, sfinita.
Una prima luce piatta
incolla al tuo nuovo, basso profilo
un'ombra eccessiva.
Su di te, adagiato,
un mano di follia:
tra le sue pieghe si può intuire com'eri
e come sei:
Casamatta di pietre annerite
e ringhiere divelte
Rimane di te
il debole lamento
di un quadro ancora appeso
ad una parete fumante
e una buffa, inutile scala che punta il cielo
additando, nel blu, il nemico soddisfatto.
Lo osservo
e, breve, sparisce:
forse anche lui occhieggiava
perché da ora
nessun tetto ci separa.
 

Marco Righetti
 
 
Opera 8a class. Sez. adulti
 
I fasti dell'ora
 
Bifore scolpite d'azzurro
aprono la pietra immemore
per accogliere monodie lunari,
scendono a gocce
lucciole di stelle
s'accende l'abbazia
di segrete visioni.
Il chiostro s'arresta
davanti alle navate in fuga
camminano
tra i passi dei secoli
salmodie in processione,
è nella sala capitolare
tra le vertiginose campate
inarcate a fermare il mistero,
le pagine dell'antifonario
sfogliavano scale di neumi
quando lingue di lode
liberarono in forma d'armonia
rami nidi di pace
polifonie nude più del silenzio.
Le ore s'accalcano intorno,
tacciono i cantori spogliati del tempo.
 
 


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Valentina Romanelli
 
 
Temporale di maggio
 
Il mio sguardo
avvolge la pioggia
che precipitosamente
batte nelle mie strade.
Il mio animo
avvolge il suo rumore,
si fonde con esso
estraniandosi da quel corpo
vuoto di sensazioni.
E i tuoni rimbombano
nei miei pensieri.
Il cielo è grigio,
i lampi lo illuminano
come luce che avvolge
il mio animo
fuso con il temporale di maggio.
 
 

Claudio Romei
 
 
Della vita
 
Inerme affronto il calore
del sole quotidiano
di una quotidiana fatica:
mi avvicino all'essere
e sono in assenza di respiro.
Assaporo la vita
che corre lenta e silenziosa.
Il silenzio del baccanare
assorbe il mio essere
e mi addormento sulle sponde
di un antico ruscello;
acqua che scorre,
il lento fruscio
accarezza i miei pensieri.
 
Ninna nanna che culla
che aiuta il mestiere del vivere
ninna nanna che canta
che aiuta il senso del vivere
ninna nanna che parla
che aiuta il gioco del vivere.
 
Ora sveglio alzo lo sguardo
ed esso seguo nel cammino.
Ritorno alla casa
ritorno alla vita
e inseguo di nuovo ciò
che altri pensano sia giusto.
Il fine della vita
è la fine stessa
ma bisognerebbe nascondercelo
per poter arrancar ad essa
con minor fatica.
 
 
 


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Nicoletta Scano
 
 
Un'ombra nel sole
 
Andato
Per sempre andato.
Vecchio lento trascinarsi
D'abbagliante caldo nel sole
Un calpestio di cocci bagnati
È la voce della sera incipiente.
 
Scricchiola come un guscio
Abbandonato su greto tagliente
Il sorriso di creta
che nasconde i miei pensieri:
 
Vascelli di seta
Sfuggiti in un lucido cielo
Di vernice scrostata.

 
Malinconia
 
Un'auto corre la strada
Il suo rumore tace nella stanza vuota,
Il sole splende d'inutilità
E la mia mano trema.
Guardo il tempo che si arresta,
Petulante sulle mie giornate:
Solo il ticchettio distratto
Di una goccia dal rubinetto.
 
 
 

Arturo Sclavi
 
 
Versilia
 
Tesato il tuo cuore.
Come un trefolo.
Infisso da un capo
a una cava carrarina,
scintillante,
di marmo bianco,
e legato,
in cima,
al ricordo d'un arcobaleno.
 
Ecco il tuo spirito,
dilaniato
dal rigore di un'amicizia
e finito da un amore
irrituale
e impossibile.
 
Lascialo lì.
 
Fallo morire
in pineta,
al canto degli uccelli,
persi,
innocenti,
soli,
ma liberi tutta la vita.
 
Anche la prossima.
 
 
 


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Paolo Serra
 
 
Allora io saprò
 
Capirò
Da un
Bacio appassionato.
Busserò
Alle parole
Al tempo
E ai fiori,
Seminerò
I sogni,
L'acqua
E il pane,
Mostrerò
La mano,
Il viso
E i capelli.
Ecco, non posso esser triste.
Nel fango
Vulcanico
Degli idiomi e dei santi
Io saprò.
Cose strane,
Né pace
Né confine
Né sepolcri
O cuori invecchiati.
Io forse non saprò.
Capirò
Da un bacio
Appassionato
Allora io saprò.
 
 
 

Luca Soverini
 
 
Schicksal
 
Fatti sotto mio Destino
fatti sotto
Con giovane mossa
schiverò i tuoi colpi
sfogherò le mie forze
sull'impalpabile
corpo
 
Oggi
SIENTO EN EL CORAZON UN VAGO TEMBLOR DE ESTRELLAS
vibrano i miei muscoli
e palpita dentro il cuore
come il nero orgoglio e possente
di un toro di Miura
 
La città si è fermata
(è l'ora dei vecchi nel giorno dei giovani)
Brilla l'acqua per le strade
della luce che le asciuga
battezza ogni cosa vecchia
ogni atto fatto grigio
- il tic-tac degli uomini che si sfiorano incrociandosi
il big-bang dei due ragazzi che si incontrano abbracciandosi
a tutto ciò dà nuova molecolare vita
il sole:
che altri cerca andando fuori
oggi invece io mi sento dentro
per sempre
 
Oggi
SIENTO EN EL CORAZON UN VAGO TEMBLOR DE ESTRELLAS
mio Destino
fatti incontro
YTODAS LAS ROSAS SON TAN BLANCAS COMO MI PENA
e sia per sempre.
 
 


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Manuela Sturaro
 
Speranze
 
E si rimane nei giorni piovosi
con gli occhi chiusi ad aspettare la sera
e nelle ore notturne un eco: domani!

 
Al cimitero
 
Vento impetuoso come forte lamento e tetre nubi,
simile a morte il fiato della notte;
striscia il verme freddo su quel ramo scheletrito
e gli effimeri insetti sul cadavere si riuniscono.
Giacciono sepolti dentro la fossa i morti nelle bare,
giacciono in un sudario di foglie appassite,
e l'erba copre le ossa dalla nuda desolazione
di polvere che chiama polvere.
I morti dormono nei loro sepolcri lacrimati
e nel sonno si sfanno;
in quell'atmosfera di lutto (ovunque becchini)
i lebbrosi cadaveri esalano il putrido odore;
un nero mantello e un letto di morte,
simulacro di muto orrore;
d'improvviso una voce tremenda che impone silenzio:
è il canto del corvo che scandisce le ore della notte.
Ma la morte divide ciò che la vita tiene unito:
se i corpi macilenti rimangono in riposo, gli spettri sorgono,
rivestiti del bagliore dell'immortalità,
ed ecco: fantasmi tra gli uomini!
Vivono i morti e si muovono
perché l'anima non può riposare
e crolla la convinzione della gente che crede
che non si torna dal mondo dei morti.
 
Giorno dopo giorno i vermi brulicano sul nostro corpo
se, contorti e divorati dalle pene e dai timori,
ci consumiamo come cadaveri in un cimitero
e la nostra vita si copre di un velo di lutto.
 
 

Silva Tenenti Giorgi
 
Equus
 
Non è il muro del pianto
non è il muro della felicità.
È il muro della mia assenza
che frappone la campagna al mare.
Non ti ho mai visto,
però so tanto di te:
che rifletti i miei crini lucidi
intrecciati di paglia
quando, avidamente,
cerco il ciuccio equino
sfuggito alla presa.
Ti immagino come uno schermo:
che riflette i miei quarti robusti
spazzolati dai crini caudali.
Tu, sdraiato lì avanti,
guarda bene attraverso lo schermo,
metti a fuoco l'immagine di aria:
il mio busto femmineo
si erge dal corpo equino,
la frangia caudale accarezza
i miei venti difetti;
è di un nero corvino,
oscilla non intrecciata,
si alza mostrando i lombi inarcati
che ondulano ondulano
nel galoppo sfrenato
che non posso compiere,
io, puledrina di un mese.
Ora mi volto,
vedrai nello schermo il mio sguardo
bagnato:
è la tristezza per la mia assenza
riflessa nel muro del fienile:
ora tuo puoi godermi,
trasformata in immagine aerea
ti condurrò all'esplosione di gioia.
 
 
 


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Giuseppina Tripodi
 
 
La rappresentazione della vita
 
Nelle scene della vita,
all'alba di ogni giorno,
quando si alza il sipario
sarebbe nostra ambizione
conoscere e imparare
in anticipo la parte da recitare.
Vorremmo calcare le nostre scene,
a cavallo del successo e del potere,
attori in auge,
con ali di cera,
che paiono eterne.
Al finir del giorno,
quando cala il sipario,
temprati,
le ali fuse,
attendiamo ancora speranzosi
il bacio della dea fortuna.
La palma della vittoria,
spetta alla verità, alla giustizia,
all'amore, alla libertà.
Splendidi monili,
ricchi accessori,
corredo essenziale
per rappresentare con successo
la commedia quotidiana
per "vivere e non sopravvivere".
 
 
 

Guido Turco
 
I cani del vento
 
I cani che sono dentro al vento
abbaiano ai lumi dei litorali
con le gole lunghe e rauche
-"eccomi", "sono qui" -
sbranano i canapi dei gozzi
masticano i fanali sulla riva
-"eccoli", "siamo qui" -
Così per la luce che manca
In fondo e più vicino
(diciamo dentro di me)
non ci sono più appelli
ma numi troppo falsi
contrafforti come capelli distesi
sulla linea dell'orizzonte.
 

 
Le strade di natale
 
Uscendo
anche senza prospettiva
sono mucchi di neve ghiacciata
un senso dove i sensi non ci arrivano
e secca si propone l'istanza:
questa è la condanna
al continuo, alla petrosità del divenire,
questa è la distanza dal vero sentire.
 
Uscendo
il segno della confusione dei ruoli
è nel presepe vivente,
la contusione delle identità
nelle lente processioni
che cercano il Segno da adorare
ma se alzi gli occhi
il segno è la traccia bianca
di un jet che scompare.
 
Uscendo
quell'aria saturnia di scalo
ha l'immobilità frenetica del mare
e speri una parola
che per te sia il tuo regalo.
 
 


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Margherita Vallier
 
Mio Lacrimarium
 
Mio lacrimarium mia biblioteca
di sogni inavverati versi dolci salati
scaffali colmi di lente ore archiviate
occhi senza più lacrime, asciugati.
 
A caso, tra le ampolle, una d'opale
con dentro, solitaria, quell'infelice aurora.
E un breve appunto sul vetro a ricordare
che mi hai buttata giù dal letto col tuo strale.
 
Sole rosso come appeso nel profondo
fondale di teatro che non può essere reale;
ma il dolore è mortale lacrime amare
stridono lungo il vetro fino a toccarne il fondo.
 
Grazie fata benigna per la quiete
e per le lacrime che non van sprecate.
Piccole ampolle, mie perle preziose,
mie lacrime lente silenziose.
 
La mia mano che diventa tartaruga
ossa sciolte da tanto sono lente
la forza del pensiero la sciamana
sviluppa adagio scendendo nella mente.
 
Giunge lontana una chiamata e lentamente
la sua voce, cambiata di registro, anonima, qualunque,
da etichettare: ultima lacrima
che non sa più di niente.

 
 
Goccia tu goccia io
 
Quel giorno l'acqua che sfioravamo con le dita
era la nostra, miracolosamente.
Acqua passata sotto molti ponti,
era la nostra acqua ritornata alla sorgente,
quando nel muschio verde, primordiale
io mi ricordo che c'inseguivamo,
adagio adagio, goccia tu, goccia io,
ancora separati, ma non eternamente.
 
 

Pierangela Vesentini
 
 
Dopo il tramonto
 
Il mare ha voce.
 
Lo sguardo risponde:
è l'eco del cuore.
 
Il mare canta.
 
L'onda accompagna l'onda,
riavvolge fili
nella liquida ragnatela
sonora, verso la notte.
 
Il mare urla
il suo incanto,
 
l'orrore meraviglioso
del suo abisso.
 
L'onda accompagna l'onda,
inghiotte creste
morbide, ripiegate
come falciatrici sul grano.
 
Lo sguardo è
un torrente,
 
scorre tra argentei
ciottoli levigati,
infiniti fari
pellegrini: le stelle.
 
I miei occhi
cavalcano l'acqua:
 
è seta, in turbine
di vento, tra gli olivi.
 
Ho tra i capelli
la voce del mare.
 


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Mariateresa Zara
 
 
Neve a marzo
Quel prato di neve assolata a marzo,
piste di facile approdo per gambe
malferme. Quasi sentieri di sole,
percorro affogata di luce accesa.
Più niente sbatte la testa pensante
molle mi sento svuotata d'angoscia
Eppure laggiù nel piano la vita
sperde fiacchi abbandoni. Oltre, la costa
agitata da mari inquieti parla
ricordi passati, angosce recenti,
solitudine spersa. Alta, la casa,
sperduta nel verde, sola m'attende,
sola rimanda, ma fredda, quel filo
sospeso di lacci intrigati. Lilly,
la gatta, pure m'attende smaniosa.
Altri non c'è. Voi due andate alla cerca
d'eleganti caffè, belle ragazze
promettenti promesse. Mi resta
il pianto vuoto di chi non ha scelte.
Eppure il mattino di luca incanta
incontri preziosi, amiche gioiose
in caffè spumeggianti, e tu, sospiro
antico ancora sofferto d'incanto,
la mano porgi preziosa, invitante.
 
 


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Ins. 25-08-2004