Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Città di Melegnano 2004

Sommario
Prefazione di Benedetto Di Pietro - Albo d'oro dell'edizione 2004 - Antonino Alioto - Angela Aprile - Elena Auddino - Alessandro Bacigalupo - Linda Bagnoli - Sergio Baldeschi - Lucia Barletta - Egidio Belotti - Lisetta Borali - Gastone Cappelloni - Claudio Capponi - Antonio Capriotti - Lorian Carsochie - Ornella Cattaneo - Maddalena Colucci - Cristiano Comelli - Pasquale Corsaro - Margherita Costanzini - Gaetano Cugno - Francesca De Angelis - Mariarita De Marco - Gianni Fassina - Maria Rosaria Federico - Carmine Ferrara - Massimiliano Floriani - Daniela Formiconi - Emilia Fragomeni - Giuseppe Fumagalli - Giacomo Fumarola - Amedeo Giordani - Antonio Giraldo - Franco Gollini - Antonio Grandi - Simonetta Gravina - Damiano Gregnanin - Annamaria Immesi Smorto - Alessandro Lattarulo - Elisabetta Lo Giudice - Ettore Locatelli - Pamela Lodato - Mariano Luccero - Marco Magenes - Giuseppa Masilla - Serena Mazzarello - Emma Mazzuca - Maria Gabriella Meloni - Giampaolo Merciai - Gianluca Mollo - Dino Valentino Moro - Margherita Nazzarro Riva - Luigi Nosenzo - Antonia Oggioni - Daniela Ori - Giacoma Pace - Angelo Passera - Massimo Petruzziello - Maria Teresa Piccardo - Bruno Piccinini - Aura Piccioni - Marco Piras - Giuseppe «Beppe» Provenzale - Ermano Raso - Marcella Rebora - Giulia Rinotti - Gianpaolo Ripamonti - Chiara Rolla - Andrea Ronsivalle - Mauro Rossi - Samuele Rossi - Iago - Marco Scarponi - Piero Selmi - Pasquale Silvestro - Giuseppina Terranova - Giacomo Tommei - Stefano Tonelli - Valeria Tovo - Claudia E. Turco - Marco Usai - Alberto Vargiu - Luciana Vasile - Ivan Vicenzi - Leonardo Vitto - Moreno Zanibellato - Leonardo Zanin - Elena Zasa

 
Antologia del Premio Città di Melegnano 2004 - formato 14x20,5 - pagg. 96 - Euro 18,00 - ISBN 88-8356-936-9

Risultati del Premio Città di Melegnano 2004
 
Come avere l'antologia
Prefazione
Le tensioni del nostro tempo che continuano ad affliggere l'umanità vengono esorcizzate dal poeta con stratagemmi che si connotano a volte in consolazioni intimiste, a volte in riflessioni filosofiche, e spesso in esplicite accuse ai potenti del mondo per non aver messo in cima ai loro impegni di governo il bene dei popoli e tra questi quello dei più deboli. Il risultato, lo vediamo tutti i giorni, sono le guerre le cui cause pertanto non possono essere ricercate fuori dal comportamento umano ed in particolare fuori dalle responsabilità di chi governa.
 
Le poesie di questa IX Edizione del Premio «Città di Melegnano» ci confermano lo stato di degenza della politica mondiale che, di riflesso, genera nell'individuo un senso di precarietà e insoddisfazione, dal momento che, mancando la sicurezza nell'avvenire, ci si riduce a vivere alla giornata, incapaci di poter fare progetti per il futuro. Lo notiamo in Leonardo Zanin che ci invita a vedere una realtà diversa da ciò che i "mass media" vogliono mostrarci: «Ti sembra d'imparare a vedere le cose / con la luce sempre più opaca / con il filtro delle parole» («Canto di Guerra»). Da Franco Gollini ci viene il suggerimento di non dimenticare la storia minima di ogni paese, specie quando riguarda fatti luttuosi; la voce è affidata ad una strada di paese, intitolata ad un ragazzo fucilato durante l'ultima guerra, che ammonisce di fermare la mano armata contro chiunque «per dare alle nuove vie il mite nome / d'un fiore, d'una pianta o d'una stella» («Diario di una strada»).
 
Non manca qualche poesia ammonitrice rivolta ai giovani affinché non scambino il sogno con la realtà «la mia vita cadde / su una siringa (...) mi rese suo abulico schiavo / annientandomi i respiri / con la più lacerante delle nenie / "il tuo mondo sono io / e non cercare nessun Dio"» (Cristiano Comelli: «L'ennesima dose»). La solitudine è il tema che traspare nella maggior parte delle liriche introspettive «In questa infinità di anime sole, / siamo deserti irraggiungibili» (Maddalena Colucci: «Solitudine di noi soli») e l'incognita di un futuro certo si manifesta nel non voler vedere oltre l'apparenza delle cose «per me il mare è solo mare, / la sabbia è sabbia (...) il sole / illumina e riscalda le cose / che nemmeno lo sanno / e il tempo scorre / perché siamo noi a misurarlo» (Pasquale Corsaro: «Poesia n. 2»). Anche Maria Gabriella Meloni, che analizza lo stato di disagio interiore dell'uomo, approda alla conclusione che la mancanza di certezze ci porta ad una continua lotta per «esorcizzare la fragilità, / tentare di sottrarsi / alla condanna della precarietà» («Precarietà»). Non mancano le liriche d'ispirazione agreste. Tra queste si eleva la poesia «Cinque Terre» di Giuseppe Fumagalli che, partendo dalla descrizione ambientale e pedologica, approda alla conclusione esistenziale di voler affrontare con ottimismo il futuro «Una biscia ha perso la pelle sul sentiero, / io ho rinnovato i pensieri sulle sue orme / lasciandomi dietro quelli vecchi e stanchi».
 
Concludendo, la poesia si rivela ancora l'unico strumento veritiero d'indagine dell'animo umano e il poeta è il bastone da rabdomante capace di vibrare al minimo segnale che può turbare i sentimenti più profondi ed è incapace sia di opporsi a tali sollecitazioni sia di mentire a se stesso. Ne consegue che per il poeta è un imperativo categorico parlare con sincerità, ma la conseguenza è di essere inviso a chi usa la menzogna per i propri interessi.
 
E La Fontaine ci ricorda, nella favola del lupo e l'agnello, che la ragione del più forte è sempre la migliore. Purtroppo.
 
 
Benedetto Di Pietro
 
Presidente di Giuria della Sezione Poesia del Premio
 
 
 
 

 
 Angela Aprile
 
Un cielo di fiammelle
 
Stanno bruciando i sensi, le mie passioni, i sogni.
Rotola, dalla vetta l'anima, a precipizio,
perché non trova appiglio, in terra, a dimorare;
piaga è il dolore che, le zolle incenerisce.
 
Nuda, la terra ha reso di gioie, tutto il mio cuore,
e del tormento, lacrime, copiosamente, sgorgano.
Dense le nubi avanzano, ad oscurare il giorno,
e l'alba, per me, risorge, come una notte nuova;
che infiamma il sentimento e brucia, forte, il cuore.
 
Lingue di fuoco s'alzano, alte, a incendiare il cielo,
ed io, mi sento ardere, come fiaccola all'ara.
Le mie speranze muoiono, e i sentimenti spengono,
la voglia mia di vivere; fioco lumino acceso.
 
Gli eventi si susseguono ad innestar dolore,
e i semi suoi producono i crisantemi candidi;
fiori che il cuore adornano, a presagir che muore.
 
Lente, le ore passano, mentre mi vedo vivere,
in quello specchio fragile, che si è incrinato al gelo;
e il corpo mio riflette, con le deformità.
Pezzi di carne e anima, maceri e asimmetrici,
che del dolore colgono, intenso il suo tormento.
 
Le fiamme non so spegnere; d'amor l'ustione ho in petto;
gli unguenti più non servono; incendio, in me, divampa;
al rogo conducetemi, perché io spiri, presto.
In mezzo a quella cenere, il mal seppellirò;
mentre il mio amore candido, in ciel s'involerà.
 
Nei pleniluni, eleva lo sguardo e, intorno, cercami;
fra tante stelle, lucciole, la mia risplenderà.
Un cielo di fiammelle, l'amore mio alimenta;
perché sentimento, unico, spegnersi, mai potrà.
 
 
 

 
Linda Bagnoli
 
 
Mongolfiera
 
Ho chiamato in aiuto
la mongolfiera dai colori spenti.
È a lei che affiderò te
e quella parte di me che ti apparteneva.
A chi affidare
ciò che ho tanto amato
se non a quella mongolfiera...
Non posso seppellire
questo macigno così pesante
ma anche così tenero, delicato, fragile
un tempo così prezioso.
Tu, terra
con la tua crudità
lo abbruttiresti, lo sciuperesti per sempre.
Meglio il grande cesto
della mongolfiera dai colori spenti.
Salirà
alimentata solo dalla fiamma dei ricordi
leggera, verso il cielo
in alto, sempre più in alto...
Sarà l'immensità del sole a decidere
se scaldarla o bruciarla.
 
 

 
Amori
 
Non tutti i fiori più belli
possono fiorire
alla luce di una sola vita.
Un fiore appena dischiuso
in questa breve vita
potrà essere uno splendido girasole
in un'altra breve vita.
Amati e lascia scorrere!
 
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
Gastone Cappelloni
 
 
Affetto
comprensione...
Nel vocabolario
del sentimento tuo
detesto
colpevole calpestato;
esprimendo
profondo rimprovero
traspare in me
voglia
di tenero amato.
 

 
Credere, amare
perdonare...
Nel litigio
non posso ingannare
sommerso dissapore.
E si perde
il fantasticare
nel profondo tracciato.
 

 
M'appartieni...
Che importa
se restiamo
dalla vita, distanti?
Vorresti bussare...
Spegnendo collera...
Confrontare, potersi.
Con apprensione
Aspetterò
sfuggita vicinanza
confidando
nel rallegrato
credere.
 
 

Lorian Carsochie
 
 
Acqua
 
Inchiodato sulla sedia dell'indifferenza, nell'attesa
dello scricchiolo della porta
nell'attesa del sogno, nell'attesa
della primavera
 
un filo srotolato all'infinito, un
fiume annoiando i timpani dell'infinità
la relatività, riducendo l'estasi tormentata del Creatore
allo stampo di un ululato di cane
 
quiete d'orologio arrugginito
nel petto frantumato della pietra;
 
sulla foglia odorando il nulla
riposa una mosca.
 

 
Di notte
 
Il velo della notte veste l'immobilità
della porta dimenticata aperta tra
la mia bocca ed il cuore
tuo
 
la notte-frutto maturato
su un ramo mancato d'albero,
quando la virgola s'interpose
tra due secondi
come la preda
fra pallottola e la morte;
 
la notte-sguardo profondo, perso
nel tonfo delle nostre ricerche
come un evento senza memoria
 
 
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 
 Maddalena Colucci
 
 
Opera 6^ classificata
 
Solitudine di noi soli
 
In questa infinità di anime sole,
siamo deserti irraggiungibili.
È questo il lago fumoso, specchio di noi stessi
dove evaporano come nebbia, i segreti più nascosti e
risalgono la china degli occhi
velati di
gioiose gocce oppure gravi.
Qui è il rifugio di ognuno,
liberi si vaga in un mondo tutto nostro.
È una solitudine di noi soli!
A volte è una prigione,
a volte ancora è una musa.
Se appena entri in questo eremo sommerso,
si accende un angolo di sogno.
Tu Amore mio
nel tuo mistero
sei per me come perla preziosa e rara.
Lo scrigno s'apre e tutto riempie, tutto colora,
tutto odora:
vieni a vedere i miei occhi ora!
 
 
 
 
 

Margherita Costanzini
 
 
Una carezza
 
Non lasciare
che il tepore
di una carezza
troppo in fretta
si disperda.
Quando leggera
ti sfiora,
afferrala,
nascondila fra le pieghe
della tua veste
un po' sbiadita
e sentirai meno crudi
i brividi della sera.
 
 
 
Falò
 
Hanno acceso i fuochi in campagna
tra i filari scheletriti,
piccole cataste fumiganti
di stecchi verdi
da poco amputati a meli e susini.
Il fumo denso si disperde
fra le nebbie esalate dal fiume
ingrossato dalle piogge autunnali
e l'aria ovattata
trattiene i rumori.
Solo si odono, a tratti,
richiami lontani.
 
 


TORNA ALL'INDICE
 
 Maria Rosaria Federico
 
 
Il mare dentro
 
Il mare dentro ondeggia,
ondeggia con tenacia,
come lacrime al vento,
graffia, graffia senza pudore,
agisce con veemenza.
 
Non più miele sui corpi,
non più miele nei pensieri.
 
Il mare dentro ondeggia,
ondeggia con tenacia;
il dolce fruscio placa la sua ira,
sussurra parole confortevoli,
gioca con se stesso e bizzarro sorride
dei suoi scherzi.
 
Non più miele sui corpi,
non più miele nei pensieri.
 

 
Le mie lacrime
 
Chicchi di sabbia
rapiti dal mare
sono le mie lacrime,
pezzi di vetro trasparente
e tagliente,
parole taciute per pudore
e per timore,
emozioni irripetibili,
ciliegie acerbe,
sorrisi proibiti.
 
Le mie lacrime,
inutili come inutili speranze,
dolci illusioni,
fiori non colti...
 
 
 

 Franco Gollini
 
 
Opera 1^ classificata
 
Diario d'una strada
 
Ingenua prigioniera della nebbia
m'incolpo della resa al silenzio
fiacca pigrizia d'attimi mancati.
Porto il nome d'un ragazzo di ieri
bucato dal piombo accanto alla siepe
in un giorno d'ottobre senza sole.
Lingue di fuoco danzanti di follia,
e ragnatele di fumo sul paese,
stivali di cuoio a passi ritmati,
e urla di donne e bimbi in fuga
tra pecore belanti di spavento
nel mezzo di cavalli impauriti
scheletri di case e vie in ombra.
Quando cenere sollevò il vento
nell'ora greve d'un tramonto muto
tacque la vita, derisa già a morte!
Oggi, indifferenza mi calpesta
e rimango nastro di periferia
spettro di bianco nel verde dei monti.
Uomo ascolta questa voce di strada.
Fai sosta al cippo intatto dei ricordi,
eretto alto in cima alla montagna
come faro di luce ai tuoi naufragi.
Ferma la mano armata contro i figli,
le cui voci verranno dal domani
per dare alle nuove vie il mite nome
d'un fiore, d'una pianta o d'una stella
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 
 Damiano Gregnanin
 
 
La mela
 
Ha dei punti tutti intorno
scalfiti nella sua pelle
liscia e chiara a volte scura
come arrossata dalla dolcezza sua pura.
Aiutò la scienza con la sua vita finita
e da lì venne uccisa ancora prima
per il piacere d'ogni palato
fatta a pezzi spellata viva
soffriva in silenzio addirittura bollita
sterminata pian piano
soffrendo stremata la vita sua pura
per un peccato non commesso
per cui lei si pente ancora adesso.
Che colpa hai te o mela!
 
 
 
L'amore
 
L'affronto a tempo di cuore
che batte rosso come l'alba di un dipinto,
pennellato dall'artista estinto.
Mi rende sofferente ardito geloso e potente,
forse anche malato,
quando affronto, l'inesplorato
con felicità ed un sorriso.
Anche se sono gli stessi
ammiro paesaggi diversi,
baciati dalla luna
tra le stelle della fortuna,
leggero e felice m'immergo inebriato
sentendomi alcolizzato;
anzi no innamorato!
 
 
 
 
 

Elisabetta Lo Giudice
 
 
Urlo
 
L'urlo di dolore di un cuore
è un silenzio tombale
che in pochi son capaci di ascoltare
 

 
Vita
 
Strano è il destino dell'uomo
Si cresce per rimpicciolire
Si vive per morire
 

 
Novant'anni
 
Vive del passato, lo nutre con affetto
nonostante un cuore consumato dal tempo
 
Del passato ascolta il sussurrare
e da quel canto si lascia cullare e poi addormentare
 
Novant'anni di un libro aperto
sfogliato dal vento avanti e indietro
 
Sognatori del futuro, rinchiusi nel presente
guardiamo a lei come ad una cosa vecchia e decadente
 
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 
Serena Mazzarello
 
Dopo Marrakech
 
Quando il tuo piede oltrepassa la soglia di un cimitero cristiano
subito capisci chi è l'uomo povero,
chi è l'uomo ricco.
 
Quando lo sguardo si posa su un cimitero musulmano
solo la terra mossa e le pietre puoi scorgere.
Né uomo povero, né uomo ricco.
 
Solo l'anima è povera,
solo l'anima è ricca.
 
E questo non è possibile osservarlo in nessun cimitero
perché l'occhio e la mente umana non sono capaci di comprendere
la grandezza o la pochezza di uno spirito.
 
 
 
Ideale - reale
 
Esprimere ciò che è dentro di me,
le emozioni, i pensieri, le speranze,
i sogni, i dubbi, le incertezze...
Una persona che mi ascolti,
che ascolti i miei occhi,
il mio cuore,
la mia anima.
Un poeta che liberi
ciò che è dentro l'apparire dell'uomo.
È l'essenza,
lo spirito
che deve elevarsi,
fino a staccarsi dal mondo,
per raggiungere una vita
che fluttua nella grandezza di ideali
che tali sono rimasti da sempre.
L'ideale diventa reale:
è questa la nuova sfida umana.
 
 
 

Dino Valentino Moro
 
 
(guerra o pace)
 
È una fuga da realtà o fede
quell'armonico, melodioso moto
che, come un volo, nella vita tocca,
audace, gli accenti più elevati
per ricadere, come un macigno
sospeso ad una gru, nel profondo
delle viscere di una palazzina.
E lo scompiglio che genera è pari
solo all'esplosione di un vulcano.
Acrostico di un giorno minore
che cerca il suo protrarsi nel nulla.
 
 
 
È tardi. La candela ha appagato
il desiderio di luce del buio.
Falena insonne sulla fiamma muoio.
 
 
 
L'ombra dell'ore
è un gigante
che si allunga
sulla tua giornata
stanca di trascorrere.
La visione, la stessa,
và e torna di continuo,
sta raggomitolata
belva nel grembo.
È come certe parole o frasi
che non vuoi ascoltare
per non farti sedurre,
per continuare ad essere un po'
più lontano.
 
 


TORNA ALL'INDICE
Margherita Nazzarro Riva
 
 
Il vecchio sognatore
 
Contavo gli anni sulle dita e le stelle furono mai più tanto luminose.
 
Ancora vi ho negli occhi, d'estremo amore il vivere la saggezza solo dei vecchi.
Voi! La mia memoria, il mio paese all'alba già chino sulle zappe
Neve fieno nello scandire di stagioni
... E frutti in dono nelle tasche vuote, schiuma di latte per me la tazza.
Quando un martello odo ancora battere una ranza, nel ricordo che s'affiora
Vi vedo uno ad uno, vecchi contadini di Caprezzo
Che avete stretta la mia infanzia tra le braccia come erba del vostro prato:
a Voi, giunga acqua di sorgente voce dei miei semplici ricordi.
 
Rubarle zucche per i giochi in piazza mettere sete alla paura:
Hoh! L'ira nella voce e nel bastone e quel corrermi dietro fuori dal sentiero - - -
Al ricordo ruzzolano ancora della grossa Maria le zucche tonde
Giù per i prati delle "Pezze belle" stretta una mano sempre m'afferra per le trecce.
 
In cambio di un piatto di polenta, a mia madre regalò una penna azzurra
Il vecchio sognatore più misero di noi che avevamo un sacco di farina gialla.
 
C'è nel vento il suo richiamo
Cuore inquieto che non dorme,
Ad ogni passo sullo zaino
Batte forte la gavetta.
C'è un fantasma sulla cima
Può dormire solo se è a casa.
 
Cerimoniere il corvo dalle volte incita alla preghiera
Sopra gli ori scuri mistica la notte al canto accenderà lunari tabernacoli nascosti.
Domani ancora mani divine intrecceranno fiori alle colonne
Domani ancora nella selva salterà agile cerbiatto il cuore
Ma dopo il rosario delle gazze giovani l'Elfo guardiano ora chiuderà il portone.
Oltre non m'è dato vivere la sera nell'incantato bosco:
A strane ali dei miei piedi, gentile chiedo di ricondurmi a casa.
 
 

 
 Angelo Passera
 
Il vero giustiziere
 
L'amore non è un gioco,
è la vita.
È il tempo il nostro padrone
e vero giustiziere.
Un grande amore nasce nel tempo
e il tempo stesso ne modera il fuoco
e la scintilla.
Vive nella stessa fiamma dell'amore
una sorta di stoppino,
che la smorzerà
e ne limiterà il suo eccesso,
ma ci sarà,
eccome se ci sarà!
 
 
 
Ravvivato
 
Quando il mio animo è triste
i miei ricordi lo ravvivano.
Sono come le gocce di rugiada,
in una serata umida,
dopo una calda giornata.
Il mio giardino è di nuovo rigenerato,
le mie piante hanno sofferto,
ma quest'acqua è vista come la manna dal cielo.
Rinfrescato e ravvivato.
 
 
 
Corrono gli anni
 
Corrono gli anni,
il tempo migliore è passato,
ne passerà ancora
e a loro seguirà
una triste solitudine.
Arriverà la vecchiaia,
barcollante sulle grucce
e l'angoscia e la tristezza
troveranno terreno fertile
per espandersi.
Appassiranno i sogni,
che cadranno come le foglie gialle dagli alberi.
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 
 Marcella Rebora
 
 
Notte d'estate
 
Nella mia mente
si aprono immensi spazi,
imperscrutabili visioni.
 
Delicato profumo di rose selvatiche
si sparge nell'aria calda
portando con sé promesse d'amore.
 
Cielo vestito di blu,
trapunto di complici stelle...
l'ILLUSIONE È COMPLETA.
 
Notte. Notte romantica,
tu conservi nei secoli fascino
per i giovani innamorati.
 
Ma per me, ahimè, c'è solo un piccolo fuoco
che lentamente languisce...
presto ne rimarrà solo la cenere.
 
 
 

 Samuele Rossi
 
 
 
 
Di un triste sonno
 
Di un triste sonno, questi monti cadono
dalla notte,
e lasciano affondare i loro corpi stanchi
nel grembo della terra, loro madre,
fraterno riposo di un lontano conforto.
 
Come antichi vascelli addormentati,
ormeggiati qui come dopo un lungo viaggio,
lasciati da secoli a dondolare un triste abbandono,
alla guardia di una luna distante,
riposano placidi come relitti, e fermi, e soli...
 
E se fosse morte invece, a fermare i loro respiri,
una morte segreta sotto il crepuscolo.
E se non fosse una dorata stoffa notturna,
ma un cereo straccio lontano,
cosa siamo noi, qui, in mezzo a tutto questo?
 
Ma si muovono appena, appena là in fondo,
mossi dolci come da un'acqua, reliquia terrena,
nelle mani di Dio, dai lineamenti chiari e tenui,
come quelli di una bimba, bimba mia, solamente bimba.
 
Mi chiedo così dove sei, lascito inutile dei miei pensieri.
Sei con me, proprio qui, accanto a me.
Emergi da tutto, come l'ombra di una naiade inquieta,
di una notte lontana, di un infante chiarore,
strusciato di stella, nello stento di un pianto.
 
Sei qui, in queste lacrime, dentro di me,
come un cerchio di luna staccato sull'oceano.
Affogata in me, come le masse di questi monti notturni,
piano scomparsi lenti, poi dolci scomparsi piano,
nel sogno da te disceso, seguito di un sonno eterno.
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 Marco Scarponi
 
Balbuzie dell'Indicibile
 
La verità è l'attimo che non torna
che si trascura come ci si scorda
dei sogni del cuore e della fuga
 
ed è inutile poi tentare una forma
come incidere una definizione nel vuoto
infinito foglio costellato di poesie
balbuzie dell'indicibile.
 
Fantasmi fotografati e non venuti
che ti fanno urlare
con la morte addosso
IO NON SONO QUESTO!
E un'unica certezza:
LO SMARRIMENTO
come l'inferno tra le certezze.
 
 

Le Mômo*
 
a Antonin Artaud
 
Lo spiazzo è sgombro, i cancelli chiusi
Tutti i destini schedati e felici
E anime elette a cadere
Nelle giuste crepe del muro:
Sacro scudo di ipocrisie ereditarie.
 
Anche la strada è una scusa e l'amore
Un pregiudizio che non può giustificare
La rinuncia di troppi alla vita:
Un grido bloccato in fuga dal fegato
Un angelo caduto sulle guglie delle istituzioni
Un uomo appostato dietro le sbarre degli occhi
Che nega ogni contatto con sé.
 
Un'eterna notte si solleva dalle acque
Il futuro avvizzisce in un giardino segreto
Mentre nuovi orologi fatalmente giudicano
I sicari addormentati attendono il segnale:
Il cuore un mandante indeciso.
 
* "Mômo" in marsigliese significa "pazzo", "Idiota del villaggio", in spagnolo "maschera" o "mascherata"
 

 Giuseppina Terranova
 
 
 
 
Il silenzio delle idee
 
Giorni amari gettano sabbia negli occhi
e pugni di sale tra labbra socchiuse.
Passi stanchi cercano una voce tra ombre d'umanità
ed urla soffocate da gabbie di silenzio.
Vivere questo tempo avaro è camminare al buio,
chiudere gli occhi per non vedere
la ragione offesa, la libertà incatenata
alle promesse di astute sirene.
Nel mio giardino raccolgo sogni di vetro
che infrango contro il muro della prigione
costruita dalla mia civiltà.
Per tutte le genti di questo pianeta errante
volevo giorni di pace e piccole gioie
di pane fragrante ed acqua sorgiva;
per tutti volevo il dono di un sorriso,
il calore di una stretta di mano.
Per tutti chiedevo il privilegio di una dignitosa povertà
dove germoglia e fiorisce l'animo umano.
Trovo un deserto assolato dove non mi disseto,
una chiesa vuota dove accendo candele perenni
sull'altare della ragione.
 
 
 


TORNA ALL'INDICE
 Stefano Tonelli
 
 
Esame di coscienza
 
Maestro,
accolgo triste il dono
del mio volgere terreno
e la mia anima si stampa
in veste umana.
 
Solitari anni malinconici e laboriosi
mi portarono all'età saggia e seria.
Ma tanta dottrina, tanto sapere
non mi potranno mai rassegnare
alla mia aspra perduta gioventù.
 
Non avrò mai dunque pace
per la mia vita non vissuta,
solo letta, sognata da lontano.
 
Ma il cammino della mia
anima prostrata è ancora lungo,
vero Maestro?
 
Noi sappiamo entrambi bene
che le mie cicatrici sanguineranno
abbondanti ancora a lungo,
che parteciperò nell'agone della vita
sempre fuori concorso.
 
Ho imparato, mio malgrado,
a non lamentarmi, a non sperare più
(è forse un bene?)
 
Navigo a vista, stanco e sfiatato
nel mio guscio di noce per forza d'inerzia,
nell'oceano di nebulose stagioni,
cariche di tempeste improvvise,
di lividi bagliori e di
cupe, interminabili bonacce.
 
 
 
 

 
 Luciana Vasile
 
 
L'incontro
 
Potenti fari rischiaravano di luce puntiforme
l'affrescata vuota suggestiva sala
del Chiostro dei Benedettini.
Alta lontana la capriata.
Il resto per contrasto in penombra
lasciato all'intuizione
 
Io intimamente racchiusa in quella mano
che stringevi commosso nella tua,
speravo incautamente non la lasciassi più.
Lo sguardo annegato nel tuo.
Nulla era ormai
solo l'anelato Incontro.
Attimo o eternità? Non so.
Entità telematica dipinta di magica poesia
compagnia intensa di presenza senza corpo
diventata mano calda occhi immensi.
Nuda mi vestivi di dolcezza.
 
Le parole fino a quel momento tutto
non servivano più.
Chiusa la bocca. Il silenzio cantava.
Concetti argomentazioni
precedono seguono emozioni
mai coesistono con esse.
Il rapimento non lasciava altro spazio
tutta l'anima riempiva.
 
Ho preso al volo quel bacio
spedito con la mano
prima che lo sportello chiudesse il sipario,
lieve farfalla di commiato
l'ho posato sul cuore
a memoria di te.
 
 
 

 


TORNA ALL'INDICE
Se non la trovi nella tua libreria puoi ordinarla direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al numero 0298233100 oppure ordina questo libro on line a Internet Bookshop iBS